“A chi è più o meno “congeniale” a Feuerbach fa addirittura male leggere per esempio queste parole di Engels: “La società intorno a noi, fondata sulla contrapposizione delle classi e sull’asservimento di una classe ad opera di un’altra, ci è di sufficiente ostacolo per instaurare rapporti veramente umani con il nostro prossimo. Non abbiamo nessuna ragione di restringere ulteriormente tali rapporti rivestendoli di paludamenti religiosi”. In quale senso e in qual modo la religione del progresso e dell’umanità di Feuerbach potrebbe ‘restringere’ i rapporti umani? Non è essa il simbolo del massimo ampliamento di questi rapporti? Feuerbach voleva ridurre ad un determinato sistema i ‘sentimenti’ comuni a tutti gli uomini nel loro sviluppo passato e futuro. Fu ben lontano da fare tutto a tale riguardo, ma fece moltissimo. Per Engels invece il problema sembra non essere esistito affatto. Tuttavia non ne consegue, come vedremo, che Engels non fosse una persona religiosa nel senso nostro. Marx muove contro Feuerbach l’accusa seguente: riducendo il mondo religioso alla sua base laica, Feuerbach non ha sottoposto a critica tale base. In altre parole: è stato solamente un critico della religione, dell’illusione della società, non della società stessa nella sua concreta realtà. Questo è indubbiamente giusto. I socialisti utopisti avevano già fatto a quel tempo, assai brillantemente, una simile critica. Inoltre: “Feuerbach non vede che il ‘sentimento religioso’ è un prodotto sociale, e l’individuo astratto analizzato appartiene in realtà a una determinata forma di società”. Infatti fu un grande passo avanti il comprendere più esattamente l’importanza preponderante delle forme sociali rispetto a quelle puramente biologiche o psico-fisiologiche. Secondo Marx: “L’essenza umana poteva essere vista da Feuerbach unicamente come ‘genere’, ossia come muta comunanza interiore che stabilisce soltanto un legame naturale tra molti individui”. Marx contrappone a questo “il punto di vista della ‘società’ umana, o dell’umanità che vive una vita sociale” [A.V. Lunacharskij, Religione e socialismo, Rimini, 1973]