“”Già i classici nella costruzione dei loro sistemi si erano serviti di una enorme mole di materiale storico per “documentare” le loro asserzioni anche se queste poi giungevano a concludere che le forze sociali, attraverso lo svolgimento passato, erano giunte a una forma definitiva di equilibrio ch’era il più vicino all’ordine ideale di natura la cui scoperta era il merito precipuo dei loro sistemi. Una volta scoperto questo ordine naturale, la funzione della scienza economica era quella di indicare i mezzi più idonei a conservare indefinitamente quest’ordine alla società. Karl Marx avrebbe fatto piazza pulita di questo ingenuo dogmatismo dei classici. Ma questo dogmatismo non era niente affatto antistoricistico: anzi esso si basava su uno storicismo sia pure a senso unico, applicato cioè unilateralmente soltanto al passato. Tutta l’opera di Karl Marx è basata sul concetto fondamentale dello sviluppo delle forze produttive della società e del contrasto dialettico che viene a determinarsi nel corso del loro sviluppo con gli ordinamenti sociali esistenti. E’ qui il motore di tutta la storia, ed è questo contrasto che ‘in ultima istanza’ determina anche lo svolgimento del pensiero economico. Sarà bene in ogni caso riaffermare esplicitamente che non si vuole con ciò stabilire un legame di natura deterministica tra lo sviluppo raggiunto in una certa epoca dalle forze produttive e il pensiero economico di quell’epoca. Il legame è invece ‘dialettico’ e non sarà qui inutile ricordare l’affermazione significativa di Antonio Labriola secondo cui le “forme della coscienza, come son determinate dalle condizioni di vita, sono anch’esse la storia” (2)” [Luigi Occhionero, Lo sviluppo del pensiero economico dai classici a Keynes, Economia politica. XXIX lezione, Roma, 1955] [(2) Citato da M. Dobb nell”Introduzione a K. Marx: ‘Storia delle teorie economiche’, Einaudi, Torino, 1954, vol. I, p. XXI]
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- Articolo pubblicato:8 Ottobre 2015