“Nel contesto che abbiamo appena descritto, la lettura di Engels, quale la lascia intravedere la parte testuale della ‘Dialettica della natura’, occupa una posizione singolare. Vi è sottolineato, e quindi si potrebbe pensare di ritrovare Helmholtz, il ruolo eminente svolto dalla ‘tradizione meccanica’. Ma d’altra parte, il riduzionismo di quest’ultimo appare come il bersaglio privilegiato della critica di Engels. Per Helmholtz, e queste tesi, notiamo, è oggi diventata la tesi dominante in fisica, la conservazione dell’energia è il correlato immediato di una concezione unificata dei fenomeni, in termini di movimento e di forze centrali, del tipo attrazione/repulsione. Le forze di tipo newtoniano invadono dunque la totalità delle scienze della natura, e danno loro una fondazione unica. Per Engels al contrario, la formulazione del concetto di energia implica che le forze, se non possono essere eliminate nei campi in cui sono effettivamente pratiche, devono essere private di tutta la loro portata esplicativa, e spietatamente bandite dai campi in cui sono assolutamente insufficienti (si vedano il capitolo “L’elettricità” e il paragrafo “Forza” nelle note raggruppate nella parte “Fisica” della ‘Dialettica della natura’). La nozione di energia non si distingue soltanto ma ‘si oppone’ a quella di forza (4). Engels decifra dunque nella tradizione della meccanica una lezione completamente differente da quella di Helmholtz. Vi vede la vittoria degli ingegneri e della ‘meccanica pratica’ sui teorici. A questo proposito il capitolo intitolato “La misura del movimento. Il Lavoro” è decisivo. Questo capitolo ha come punto di partenza una notevole analisi della “‘querelle’ delle forze vive” che divise i fisici del XIX secolo tra sostenitori della conservazione della quantità di moto, mv, e sostenitori di quella della forza viva, mv². Engels rifiuta il parere, generalmente accettato, di D’Alembert. Non si tratta di una vana ‘querelle’ sulle parole, ma della prima apparizione, ‘all’interno della meccanica della qualità’. Perché i seguaci, cartesiani, della quantità di moto hanno ragione se e solo se il movimento meccanico è misurato da movimento meccanico mentre la forza viva permette di misurare il movimento meccanico tramite la sua facoltà di trasformarsi in un’altra forma di movimento: essa permette di integrare in modo particolare i cambiamenti meccanici nei quali l’energia cinetica si trasforma in energia potenziale, nei quali cioè il corpo “vince una resistenza”. Ciò significa che mv² è ammissibile, e solo ammissibile, quando il problema non è di semplice trasmissione di una quantità in quanto omogenea; quando il problema è di sapere quale ‘lavoro’ può fornire tale corpo a tale velocità, oppure quale velocità un lavoro effettuato su di esso gli conferirà. “Il lavoro è quindi cambiamento di forma del movimento, considerato sotto il suo aspetto quantitativo” (DN, (Dialettica della natura) p. 112)” [Eric Alliez Isabelle Stengers, ‘Energia e valore: il problema della conservazione in Engels e Marx. I’] [(in) ‘Dimensioni’, Livorno, 39.1986] [(4) Si vedrà come nelle sue prime lettere Engels riprende senza criticarla l’espressione “correlation of forces”. Vi si trova qui l’indice di un cambiamento di opinione? Si può pensare che non vi sia niente. Infatti soltanto verso il 1880 la distinzione lessicale tra energia e forza sarà stabilita fermamente. Tutti gli “scopritori” della conservazione dell’energia parlano infatti di “forza” (l’articolo del 1847 di Helmholtz tratta della “Erhaltung der Kraft”). Ancora nel 1872 si producono vive controversie in Inghilterra che manifestano una effettiva confusione delle due nozioni. Infatti il termine “forza” era stato tradizionalmente utilizzato tanto nel suo senso ormai proprio per designare nozioni che noi raggruppiamo oggi sotto la nozione di energia (‘vis viva’, ‘vis mortua’, ‘Arbeitskraft’, ‘Spankraft’). Era, ed è ancora, corrente dire che un mobile sormonta un ostacolo grazie alla sua “forza”, e soltanto in seguito ai malintesi suscitati dall’idea di indistruttibilità delle “forze” ebbe luogo una messa in ordine lessicale (approssimativa). Vedi a questo proposito Y. Elkana, ‘The Discovery of the Conservation of Energy’, Hutchinson Educational, London, 1974; tr. it. di L. Sosio, Feltrinelli, Milano, 1977′. Nel seguito del testo bisognerà comprendere “forza” nel senso moderno del termine, salvo, evidentemente che nel corpo delle citazioni]