“La paura. Abbiamo visto soltanto ciò che la servitù è in relazione alla signoria. Ma la servitù è autocoscienza, e si tratta ora di considerare quel ch’essa, perciò, è in sé e per sé. Per la servitù il padrone è, dapprima, l’essenza; a lei dunque l”autocoscienza indipendente e per sé essente’ è la ‘verità’, una verità che però ‘per essa servitù’ non è ancora ‘in lei’. (…) Il formare. Ma il sentimento dell’assoluta potenza in generale, come anche nella particolarità del servizio, è soltanto il dissolvimento ‘in sé’; e sebbene la paura davanti al padrone sia l’inizio della sapienza, la coscienza che ‘per lei stessa’ vi è dentro non è ancora l”esser-per-sé’. È per mezzo del lavoro ch’essa giunge a se stessa (8). In quel momento che nella coscienza del padrone corrisponde alla brama, parve bensì che alla coscienza servile fosse toccato il lato del rapporto inessenziale con la cosa, mantenendo qui la cosa la propria indipendenza” (pag 245-246) [G.W.F. Hegel, ‘Il dominio della politica’, a cura di N. Merker, Editori Riuniti, Roma, 2022] [(8) In riferimento a questo passo e ai seguenti Marx commenta, nel manoscritto ‘Critica della dialettica e della filosofia hegeliana in generale’ del 1844: «L’importante nella “Fenomenologia” hegeliana e nel suo risultato finale – la dialettica della negatività come principio motore e generatore – è dunque che Hegel intende l’autoprodursi dell’uomo come un processo, l’oggettivarsi come un deoggettivarsi, come alienazione e come soppressione di questa alienazione; che egli dunque coglie l’essenza del ‘lavoro’ e concepisce l’uomo oggettivo, l’uomo verace perché uomo reale, come risultato del suo ‘proprio lavoro’ (…). Hegel resta al punto di vista dell’economia politica moderna. Egli intende il ‘lavoro’ come l”essenza’, l’essenza che si avvera dell’uomo: vede soltanto l’aspetto positivo del lavoro, non quello negativo. Il lavoro è il ‘divenire per sé dell’uomo’ nell”alienazione’ o in quanto uomo ‘alienato’. Il lavoro che Hegel soltanto conosce e riconosce è il lavoro ‘spirituale astratto’» (‘Manoscritti economico-filosofici del 1844’, in Karl Marx F. Engels,’Opere, v. III, Roma, 1976, pp. 360-361)]