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“La storia realmente svoltasi va (…) rintracciata nella catena dei fatti, nello sviluppo delle forme dell’essere degli uomini, nel grado di civiltà a cui sono giunti, nelle opere di cui sono stati artefici, nel rapporto delle forze operanti in un dato periodo. E’ una ricerca difficile, durante la quale, di pari passo al formarsi del giudizio storico, lo studioso può verificare l’esattezza del suo criterio di indagine. Solo allora ogni dualismo scompare, e la sua opera riuscirà tanto più compiuta, viva ed unitaria, quanto più ampia e coscienziosa sarà stata la raccolta dei disparati ed essenziali dati documentari, e quanto maggiore sarà stata la sua sensibilità critica nello scoprire nessi invisibili che collegano alla base tutte le varie espressioni della vita umana. In questa opera di comprensione ci è di grande aiuto la concezione marxistica della storia, la quale – come osserva efficacemente Engels – “è prima di tutto una direttiva per lo studio, e non una leva per fare delle costruzioni alla maniera dello hegelianismo. Bisogna, ristudiare, ribadisce Engels, tutta la storia, bisogna indagare nei particolari le condizioni d’esistenza delle diverse formazioni sociali, prima di tentare di dedurre da esse le concezioni politiche, estetiche, filosofiche, religiose ecc. che ne derivano. A questo proposito si è fatto poco sinora, perché solo pochi si sono accinti sul serio a questo lavoro. Abbiamo bisogno in questo campo d’un aiuto molto grande; il campo è sterminato e chi voglia lavorare seriamente può far molto e distinguersi” (11). Questo monito lanciato da Engels nel 1890 è tuttora valido ed attuale” [Leopoldo Cassese, ‘Storia economica. XXIII lezione. Le fonti della storia economica dell’Ottocento. Il Regno di Napoli. Finanze dello Stato’, Roma, 1955] [(11) cfr. Lettera di Engels a Corrado Schmidt, del 5 agosto 1890, in K. Marx, F. Engels, ‘Sul materialismo storico’, Ed. Rinascita, Roma, 1949, p. 74]