“(…) Weber era ossessionato da Marx. Un’ombra di Banquo, per Weber, anche se egli non menziona mai Marx (del resto è noto che Weber non cita mai Durkheim, come Durkheim non cita una sola volta Weber; mentre si sa benissimo che ‘Economia e società’ è stato scritto tenendo presente ‘La divisione del lavoro sociale’, mentre ‘Le forme elementari della vita religiosa’ è stato scritto tenendo presente ‘L’etica protestante’. Durkheim, da buon alsaziano, aveva studiato in Germania; dal canto suo, Weber ‘sapeva tutto’, quindi conosceva benissimo le cose francesi, era probabilmente l’ultimo dei grandi dotti). In America negli anni cinquanta, all’epoca della prima guerra fredda (…) c’era un ‘embargo’; c’era una merce che non poteva entrare nel porto: Marx. Marx è infatti assente da tutte le trattazioni di Weber; il mio libro ha fatto scandalo in America, perché si parla di Marx. “Marx! che c’entra Weber con Marx?” si chiedevano. Eppure Weber ha passato tutta la vita – di giorno e, credo, anche di notte – a domandarsi: e se per caso Marx avesse ragione? Lui che credeva nelle idee, nel “regno delle idee”, non poteva non chiedersi: se per caso Marx avesse ragione, dove andremmo a finire? Che cosa succederà alle idee? Se tutto è nella struttura economica, noi che stiamo a fare? Montare la guardia, fare la sentinella alle idee! Se Marx avesse ragione ci troveremmo in una condizione peggiore di quella delle sentinelle italiane che facevano la guardia al bidone di benzina: tutto questo non ha senso. Se Marx ha ragione, le idee che cosa sono? e i valori? non sono un ‘prius’, non sono un momento costruttivo; le idee sono un fatto derivato, una volta si diceva un “epifenomeno”. Credo che, se uno prende Weber sul serio, trova che il problema, il demone nascosto di Weber, ciò che lo spinge costantemente, il senso di tutta la sua costruzione è proprio Marx. Infatti, se noi consideriamo la sua opera maggiore, quella pubblicata postuma, ‘Economia e società’, non possiamo non chiederci: perché Weber non ha detto: “Struttura, Sentimenti e Società”, “Tipi di diete o di Sètte e società”, “Climatologia e Società” e invece ha detto “Economia e Società”? D’accordo, i titoli valgono quello che valgono; uno dà spesso un titolo così come gli viene; a volte il titolo è dato addirittura dall’editore. E invece no; Weber ha detto: “Economia e Società”! Che significa? significa che conosceva; si tratta del Marx di allora, del 1900, un Marx un po’ positivista, ancora non trattato da Lukacs, un Marx ancora un po’ “engelsiano”, un Marx che però diceva grosso modo questo (nella famosa ‘Introduzione’ a ‘Per la Critica dell’Economia Politica’): basta! non è il ‘denken’ che fa il ‘sein’, non è il pensiero che produce l’essere, è l’essere che produce il pensiero! Quando uno ha detto questo, ha posto i termini fondamentali del materialismo storico. Poi uno ci può volteggiare sopra, può dire: in realtà non è che “lo faccia”; ma Marx usa il termine ‘machen’, “fare”, “creare”; prima non c’è una cosa, la si fa, e dopo c’è. Qualcuno dice: non è proprio che “la faccia”, in realtà la “condiziona”, la “accompagna per mano”; ma si tratta di acrobazie” [Franco Ferrarotti, ‘L’orfano di Bismarck. Max Weber e il suo tempo’, Roma, 1982]