“D’altra parte, sempre nel 1869, Marx, nei suoi interventi al Consiglio generale dell’Associazione internazionale dei lavoratori (la I Internazionale) e nella sua corrispondenza con Engels, con Meyer, con Vogt e soprattutto con Kugelmann, osserva che in Irlanda il problema non è soltanto economico, ma che quella che si pone è la questione nazionale, e riprende una formula già usata nel 1847 a proposito della spartizione della Polonia: “una nazione non può essere libera se continua ad opprimerne altre”. La questione nazionale diventa così primaria, non foss’altro che per liberare la classe operaia inglese dalla subordinazione al modo di pensare della sua borghesia, ossia dall’ottenebramento nazionalistico della sua coscienza di classe: l’emancipazione dell’Irlanda è “la prima condizione” della sua stessa emancipazione sociale (1). Marx ed Engels accordano questa preminenza alla questione nazionale – e non senza oscillazioni – solo per queste due nazioni, la Polonia e l’Irlanda, due casi la cui giustificazione è fondamentalmente strategica, in quanto la Russia è la potenza reazionaria per eccellenza, e l’Inghilterra il luogo possibile della rivoluzione operaia” [René Gallissot, ‘Nazione e nazionalità nei dibattiti del movimento operaio’, estratto da ‘Storia del marxismo’, Volume secondo, ‘Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale’, Torino, 1979] [(1) Cfr. lettera di Marx a L. Kugelmann del 29 novembre 1869, ibid., vol. 43, p. 691]