“L’assimilazione del marxismo a un esperimento ideale non avrebbe tardato a mostrare i propri limiti: gli elementi fattuali (aumento della concentrazione, omogeneizzazione dei lavori, possibilità di separare attività delle macchine e attività umana), che Sorel pensava di poter utilizzare nella loro evidenza, si sarebbero rivelati ben presto opachi e quindi inutilizzabili nel momento in cui Croce e Bernstein avrebbero sostenuto che le cose non andavano in quella direzione. Ma prima di esaminare gli sviluppi che a questa nozione del marxismo come nuova metafisica reale Sorel avrebbe dato nel periodo della sua collaborazione al “Devenir social”, è opportuno analizzare l’applicazione che Sorel ne fa nello scritto ‘La fin du paganisme’, comparso nel 1894 sull’ “Ere nouvelle”, in cui l’analisi si spostava sul piano storiografico, nel tentativo di cogliere il significato del trapasso dal mondo antico al cristianesimo. La scelta del soggetto, più che del saggio che quasi contemporaneamente Engels pubblicava sulle colonne della “Neue Zeit” (13), risente di quella preoccupazione sul destino della società francese che aveva assillato soprattutto il Renan della “Réforme intellectuelle et morale”, ma che si può rintracciare abbastanza facilmente anche nelle opere di carattere storiografico. E’ noto che Renan costituisce una di quelle fonti privilegiate dalle quali Sorel non solo trae materiali per le proprie riflessioni, ma mutua tematiche e suggestioni che ne condizionano dall’interno il pensiero. E tuttavia Sorel proponeva in questo scritto né più né meno che un superamento delle conclusioni abbozzate da Renan alla fine del suo ‘Marc-Aurèle’. Dopo aver constatato che il disinteresse dello Stato romano per i problemi sociali lo aveva portato alla dissoluzione e al conseguente rafforzamento del cristianesimo, Renan aveva osservato che ciò succede ogni qual volta si pretende di guidare l’azione degli uomini per mezzo di un ideale astratto, e aveva concluso che “l’uomo è nato così mediocre che è buono solo quando sogna. Ha bisogno di illusioni per fare ciò che dovrebbe fare per amor del bene” (14). Sorel limitava al passato la validità di questa tesi, ma non ne condivideva l’estensione al periodo storico dell’industrialismo” [Gregorio Di Paola, ‘Georges Sorel, dalla metafisica al mito’, Torino, 1979] (pag 670) [(13) F. Engels, ‘Zur Geschichte des Urchristenthums’, in “Neue Zeit”, XIII, 1894-95, n. 1-2, Vol I;  (14) E. Renan, ‘Marc-Aurèle ou la fin du monde antique’, Paris, 1882, p. 565]