“Gli ultimi dieci anni hanno sviluppato certamente nella piccola borghesia un odio crescente verso il proletariato. Questo deve impostare la sua politica facendo conto di dover combattere da solo le prossime battaglie. Ma già Marx ha indicato che il piccolo borghese, in quanto sta nel mezzo fra il capitalista e il proletario, oscilla continuamente fra i due, è l’uomo di tutt’e due i partiti. Noi non possiamo contare su di lui, egli sarà sempre un alleato insicuro, nella maggioranza dei casi – alcuni di loro individualmente possono diventare degli ottimi compagni -; la sua ostilità nei nostri confronti può aumentare ancora. Ma ciò non esclude che un giorno, per effetto dell’insopportabile pressione fiscale e di un improvviso crollo morale della classe al governo, la piccola borghesia passi in massa dalla nostra parte, e forse con ciò faccia vacillare i nostri avversari e decida la nostra vittoria. E in realtà essa non potrebbe far meglio i suoi interessi, poiché il proletariato vittorioso può offrire a tutti coloro che non sono sfruttatori, a tutti gli oppressi e gli sfruttati, anche a coloro che oggi vegetano come piccolo borghesi o piccoli contadini, un grande miglioramento delle loro condizioni di vita. Per quanto la piccola borghesia possa momentaneamente stare di fronte a noi con atteggiamento ostile, essa non costituisce certo un solido appoggio del regime esistente. Anch’essa vacilla e scricchiola in tutte le giunture, come tutte le altre basi della società” [Karl Kautsky, ‘La via al potere. Considerazioni politiche sulla maturazione della rivoluzione’ (1909), Bari Roma, 1969]