“In ogni caso, gettando uno sguardo di insieme al ‘Discorrendo’ (1), risulta subito evidente quanta importanza Labriola abbia voluto attribuire alla questione del materialismo storico, inteso nel suo “triplice” aspetto di tendenza filosofica nella concezione generale della vita e del mondo, di critica dell’economia e di interpretazione della politica del proletariato” (2), la cui diffusione era stata questionata proprio da Sorel nella prefazione ai ‘Saggi’ (3). (…) Labriola, dopo aver chiarito la sua triplice interpretazione del materialismo storico, che reca in sé i segni dello studio approfondito della filosofia tedesca, affronta subito la scottante questione del revisionismo, peraltro agli albori anche in Germania, dichiarando le teoria di Marx ed Engels “frammenti di una scienza e di una politica che è in continuo divenire” e quindi passibili di essere continuate e migliorate (4). A una condizione però: che siccome “quella dottrina è in sé la critica, così non può essere continuata, applicata e corretta se non criticamente” (5). Il filosofo di Cassino sgombra così il campo da eventuali accuse di dogmatismo, smarcandosi al contempo da chi, allora Bernstein e in seguito Sorel, dichiarava il marxismo in crisi e ne metteva in dubbio il suo carattere scientifico. Labriola, infatti, è lontano dal dibattito interno alla Seconda Internazionale proprio in virtù della sua peculiare concezione del marxismo: ciò che importa conoscere è ciò che si fa, cioè la storia, che non è altro che la storia dell’uomo sociale. Tramite questo assunto il filosofo italiano rifiuta la concezione evoluzionistica del processo storico, preferendo applicarvi il metodo dialettico, il solo in grado a suo dire di leggere correttamente la complessità della società capitalistica contemporanea” [Gualtiero Marini, ‘Il rapporto Sorel-Labriola dentro e fuori il marxismo’, (in) ‘Critica marxista’, Roma, n. 1 2012] [(1) A. Labriola, ‘Discorrendo di socialismo e filosofia’, Torino, 1897; (2) F. Bozzi, ‘Il mancato incontro tra Sorel e Antonio Labriola’, in ‘Georges Sorel. Studi e ricerche’, Firenze, 1974, p. 127; (3) G. Sorel, ‘Préface’ a A. Labriola, ‘Essais sur la conception matérialiste de l’histoire’, Paris, Giard et Brière’, 1897, p. 9; (4) A. Labriola,  ‘Discorrendo di socialismo e filosofia’, cit, p. 10. Ancora a p. 13: “Né si può dar frase più scipita e ridicola di quella che proclama il ‘Capitale’ la Bibbia del socialismo”; e a p. 18: “Il socialismo non è una chiesa, né una setta, cui occorra il dogma o la formula fissa”; (5) Ivi, p., 13]