“Per Marx la separazione tra Stato politico e società civile è la riproduzione della divisione esistente nella società civile tra classe dominante e classi dominate. Un superamento reale della divisione tra Stato politico e società civile non può esserci se non eliminando la divisione della classi nella società civile; senza ciò ogni tentativo di superamento politico della scissione è solo formale e illusorio. “Il più profondo in Hegel è che egli sente come una ‘contraddizione’ la separazione di società civile e società politica. Ma il falso in lui è ch’egli si appaga dell”apparenza di questa soluzione’ e la spaccia per la cosa stessa” (C, p. 89) (1). Per giudicare la consistenza di questa critica e l’insieme della polemica di Marx contro Hegel è necessario comprendere come si è prodotta la separazione tra società civile e Stato politico propria dell’epoca moderna; separazione che Hegel e Marx riconoscono, ma dandone diverse interpretazioni. Nel medioevo la separazione non c’era. Lo dice Hegel, nella delucidazione al paragrafo 303. Lo ribadisce Marx: “L’apice dell’identità hegeliana era, come Hegel stesso confessa, il ‘medioevo’. Quivi le ‘classi della società civile’ in genere  e le ‘classi in senso politico’ erano identiche. Si può esprimere lo spirito del medioevo così: che le classi della società civile e le classi in senso politico erano identiche perché la società civile era la società politica: perché il principio organico della società civile era il principio dello Stato” (C, p. 86). Per Hegel la separazione origina con la formazione della società civile attraverso il processo di dissoluzione dell’istituto familiare come base etico-sociale della civiltà medioevale; esso dà luogo a individui soggetti di diritti e iniziative e a ‘popoli-nazioni’, con una riforma dei principi intellettuali e morali. (…) Marx critica Hegel sostenendo che “1. Egli ha presupposto la ‘separazione’ della società civile dallo Stato politico (uno stato di cose moderno) e l’ha sviluppata come ‘momento organico’ dell’idea, come assoluta verità razionale. Ha rappresentato lo Stato politico nella sua ‘moderna’ forma della ‘separazione’ dei diversi poteri. Ha dato al reale e ‘agente’ Stato la burocrazia come corpo e ha sopraordinato questa, come spirito che sa, al materialismo della società civile. Ha opposto l’universale in sé e per sé dello Stato al particolare interesse al bisogno della società civile. In una parola, egli espone dovunque il ‘conflitto’ di società civile e Stato. 2. Hegel oppone la società civile come ‘classe privata’ allo Stato politico. 3. Egli designa l’elemento ‘di classe’ del potere legislativo come il semplice formalismo ‘politico’ della società civile. Lo qualifica come un ‘rapporto di riflessione della società nello Stato’, e come un rapporto di riflessione che non altera l”essere’ dello Stato. Un rapporto di riflessione è anche la più alta identità tra cose essenzialmente diverse” (C, p: 87). Come aveva poco prima scritto: “Non è da biasimare Hegel perché egli descrive l’essere dello Stato moderno tale qual è, ma perché spaccia ciò che è come la ‘essenza dello Stato” (C, p. 77)” [Pasquale Misuraca e Luis Razeto Migliaro, ‘Il modello dello stato rappresentativo: Hegel, Marx, Gramsci’, ‘Dimensioni’, N. 19 giugno 1981] [(1) la lettera C indica: K. Marx, ‘Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico’, in ‘Opere filosofiche giovanili’, traduzione a cura di G. Della Volpe, Editori Riuniti, Roma, 1969]