“La legge del saggio decrescente del profitto, che si esprime con lo stesso saggio del plusvalore o anche con un saggio crescente, dice in altre parole: data una qualsiasi determinata quantità di capitale medio sociale, ad esempio 100, vi è un aumento continuo della parte di esso rappresentata dai mezzi di lavoro, e una continua diminuzione della parte rappresentata dal lavoro vivo. Dato che la massa complessiva di lavoro vivo aggiunto ai mezzi di produzione diminuisce in proporzione al valore di essi, anche il lavoro non pagato e la parte di valore che lo rappresenta diminuiscono in rapporto al valore del capitale complessivo anticipato. Ovvero: una parte sempre più piccola del capitale complessivo impiegato si converte in lavoro vivo, e quindi il capitale complessivo assorbe, in proporzione alla sua entità, un’aliquota sempre più piccola di pluslavoro, benché il rapporto tra la parte non pagata e quella pagata del lavoro impiegato possa aumentare al medesimo tempo. La diminuzione proporzionale del capitale variabile e l’aumento proporzionale del capitale costante, sebbene in senso assoluto essi crescano entrambi, è, come è già stato detto, solo una diversa espressione dell’aumentata produttività del lavoro” [K. Marx, Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro terzo. Il processo complessivo della produzione capitalistica. I., Roma, 1970] [Terza sezione. La legge della caduta tendenziale del saggio del profitto. Capitolo XIII. La legge in quanto tale]