“Ciò che la famiglia produce col suo lavoro nel proprio orticello e nel proprio piccolo campo diventa una decurtazione che la concorrenza consente al capitalista di fare sul prezzo della mano d’opera; gli operai sono costretti appunto ad accettare qualunque contratto, perché altrimenti non ricevono nulla, e non possono vivere soltanto del prodotto della loro terra; e dato che, d’altra parte, è proprio il possesso e la conduzione di questa terra, di questa proprietà, che li inchioda sul posto, non possono neanche cercarsi un’altra occupazione. Questo è il motivo per cui la Germania può comparire sui mercati mondiali a prezzi di concorrenza con tutta una serie di piccoli articoli. ‘Si deriva l’intero profitto del capitale da una decurtazione del salario normale, e si può quindi regalare al compratore tutto il plusvalore’. E’ questo il segreto del sorprendente basso prezzo della maggior parte degli articoli da esportazione tedeschi. Questa circostanza più di qualsiasi altra fa sì che anche in altri campi dell’industria le paghe e il tenore di vita dei lavoratori si mantengano, in Germania, al di sotto del livello dei paesi dell’occidente europeo. Il peso di tale bassa retribuzione della mano d’opera, retribuzione che è tenuta tradizionalmente molto al di sotto del valore della forza-lavoro, comprime anche i salari degli operai delle città, e perfino delle grandi città, al di sotto del valore della forza-lavoro, e ciò tanto più in quanto anche nelle città l’industria casalinga, con le sue cattive paghe, ha preso il posto dell’antico artigianato, ed anche qui abbassa il livello generale del salario. E a questo punto le cose sono chiare: fatti che in un precedente grado di evoluzione storica costituivano la base del relativo benessere del lavoratore – il collegamento dell’agricoltura e dell’industria, il possesso della casa, dell’orto e del campo, la sicurezza dell’abitazione – diventano oggi, nell’epoca del dominio della grande industria, non solo il vincolo più grave dei lavoratori, ma anche la peggiore sventura per tutta la classe operaia, la base di un abbassamento senza precedenti del salario al di sotto del suo livello normale, e ciò non soltanto per singole branche e singole zone dell’economia, ma per tutto il territorio nazionale. Non c’è da meravigliarsi che la grande e la piccola borghesia, che vivono e si arricchiscono di queste detrazioni abnormi praticate sui salari, caldeggino l’industria rurale, siano in favore del possesso della casa da parte dell’operaio e vedano come unico rimedio per ogni depressione agricola l’introduzione di nuove industrie casalinghe” (pag 39-40) [Friedrich Engels, La questione delle abitazioni, Roma, 1991, a cura di Antonio A. Santucci]