“Come già in parte Engels, Lenin è intervenuto decisamente nella questione [la storia dei rapporti tra il marxismo e le varie filosofie nate successivamente, ndr], e il suo ‘Materialismo e empiriocriticismo’, scritto nel 1908, è divenuto un classico della dottrina marxista positiva, e particolarmente un modello ‘dell’atteggiamento’ marxista nei confronti del sapere borghese. Se leggiamo il libro di Lenin senza tener troppo conto delle nozioni positive che vi sono sviluppate in materia di gnoseologia [teoria della conoscenza] ecc., si ha la netta impressione che la sua polemica non solo verso i machisti russi, ma verso lo spirito d’insieme che caratterizzava la filosofia accademica di quegli anni, verso tutto un corpo di ideologi di cui Engels aveva denunciato il funzionarismo e l’integrazione ideologica sostanziale con lo Stato borghese, fosse fondata su ragioni profonde e corrispondesse a interessi reali sia del pensiero filosofico che del movimento di classe. “Nel campo delle scienze storiche, compresa la filosofia – scriveva Engels nel 1888 – è veramente scomparso il vecchio spirito teoretico spregiudicato,” “quel grande senso teorico che aveva costituito la gloria della Germania nel periodo della sua più profonda decadenza politica, – il senso per l’indagine pura, indipendentemente dal fatto che il risultato raggiunto fosse praticamente utilizzabile oppure no, fosse oppure non fosse contrario alle ordinanze di polizia”. Con l’integrazione della speculazione come momento burocratico-edificativo della borghesia divenuta incontrastata padrona, “al posto di quello spirito teoretico sono subentrati un eclettismo vuoto di pensieri, le ansie e le preoccupazioni per la carriera e per il guadagno, giù giù sino all’arrivismo più volgare. I rappresentanti ufficiali di questa scienza sono diventati degli ideologi aperti della borghesia e dello Stato odierno” (1). Questo lato della polemica di Engels, sviluppato da Lenin, che aveva un fiuto sperimentatissimo a scoprire il borghese e il funzionario dietro la facciata dell’imparzialità e dell’obiettività scientifica, è un tratto ancora attuale della polemica marxista. Un terzo scrittore che lo ha trattato diffusamente, Lukács, ne ha indicato nella ‘Distruzione della ragione’ (nonostante i limiti teorici generali di questo e altri suoi scritti) la continuità nella cultura del nostro secolo e fino a oggi” [Guido D. Neri, I marxisti e la filosofia, Il filo rosso, Milano, n° 2, maggio 1963] [(1) Engels, ‘Antidühring’, Introd., cap. I, ultima pag. (ed. it. Roma, 1956, p. 34] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:28 Maggio 2015