“La proprietà collettiva della terra. Il lessico attesta la presenza, fin dai tempi remoti, di un’organizzazione territoriale comunitaria destinata a duratura esistenza. Detta ‘opole’ o ‘osada’ in Polonia e ‘obscina’ in Boemia, fra gli Slavi orientali ha preso almeno quattro denominazioni variamente impiegate secondo le epoche e le regioni. In età kieviana si parla di ‘verv” per designare una comunità rurale fondata sul vicinato (…); successivamente di ‘obscina’ (con la stessa radice che in ceco significa “comune”), di ‘mir’ (in Russia) e di ‘chromada’ (in Ucraina e in Bielorussia). ‘Zupa’, ‘okolina’ e ‘zadruga’ sono i termini adoperati in periodi e regioni diverse dagli Slavi meridionali. Ciò detto e data per scontata una certa ambivalenza nei modi economici e nella mentalità russe, laddove a una Russia occidentalizzata si contrappone una Russia contadina, sgomberiamo subito il campo dall’idea che il modello comunitario pertenga in esclusiva a un’ipotetica “razza slava”. Ammoniva Engels, oltre un secolo fa: “In realtà, la proprietà comune della terra è un’istituzione che si ritrova a un basso grado di sviluppo storico, presso tutti i popoli indoeuropei, dall’India all’Irlanda… ed era generale da noi in Germania: i beni comunali sopravvissuti qua e là ne sono le ultime vestigia…. Invece nella Grande Russia (cioè nella Russia in senso proprio) essa si è mantenuta fino ai giorni nostri, fornendo con ciò stesso la prova che qui la produzione agricola, e i rapporti sociali che le corrispondono nelle campagne, si trovano tuttora a un grado decisamente inferiore di sviluppo…” (46). Engels, come Marx, non contestava il ruolo svolto dalle comuni rurali o artigianali in Russia; solamente affermava che, lungi dall’essere originariamente un puro connotato della terra russa, vi persistevano a causa della rallentata cadenza dello sviluppo economico e sociale. D’altro canto, l’assolutismo era ad avviso di entrambi il corollario di quel tipo di assetto comunitario, nel quale scorgevano soprattutto una tragica limitazione dell’orizzonte contadino: “Il contadino russo vive tutto immerso nella sua ‘obscina’: il resto del mondo gli interessa solo in quanto si ripercuote nella sua “comune”. Ciò è tanto vero, che in russo la parola ‘mir’ significa nello stesso tempo “il mondo” o “l’universo” che la “comune”…” (47)”  [Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Torino, 1991] [(46) K. Marx F. Engels, India Cina Russia’, trad. it. a cura di B. Maffi, Milano, 1965, pp: 225-26; (47) Ibid. p. 226]