“Imposte dirette e indirette. a) Nessuna modifica nella forma di riscossione delle imposte potrebbe produrre un cambiamento importante nelle relazioni tra capitale e lavoro. b) Tuttavia, avendo da scegliere tra due sistemi di imposte, raccomandiamo l’abolizione totale delle imposte indirette e la loro sostituzione completa colle imposte dirette (infatti, la percezione delle imposte dirette è a miglior mercato e non influisce sulla produzione) (2). Le imposte indirette fanno infatti alzare i prezzi delle merci, che i commercianti gravano non soltanto dell’ammontare di esse, ma anche dell’interesse e del profitto del capitale anticipato nel pagamento. Inoltre, il metodo delle imposte indirette mistifica il contribuente per ciò ch’egli paga allo Stato, mentre le tasse dirette non consentono la simulazione. Per questi motivi, le tasse dirette mantengono attivo il controllo sul governo da parte di ogni membro dello Stato, mentre le imposte indirette eliminano ogni tendenza all’auto-governo. (…)” [Karl Marx, ‘Risoluzioni del Congresso di Ginevra (1866)* (*nota del curatore: testo tratto dalle ‘Istruzioni per i delegati del consiglio generale provvisorio. Le differenti questioni’. Scritto da Karl Marx (si veda p. 25, nota) nell’agosto del 1866, fu letto al Congresso di Ginevra e approvato dai suoi delegati in tutte le parti qui incluse, eccetto quella relativa a “Imposte dirette e indirette”, rimandata a un successivo approfondimento. Una versione modificata venne pubblicata, tra il febbraio e il marzo del 1867, nel “Courier International” e si trova in GC, I, pp. 340-51)] [in Marcello Musto, a cura, Prima Internazionale. Lavoratori di tutto il mondo, unitevi! Indirizzi, Risoluzioni, Discorsi e Documenti, 2014]