“Inoltre, di solito, Lenin per guadagnare tempo inviava al tale o al tal altro partecipante alla riunione dei biglietti per chiedergli qualche chiarimento. Questi biglietti avrebbero potuto costituire una vasta e interessantissima documentazione epistolare della tecnica di legislazione sovietica. Malauguratamente per la maggior parte sono andati perduti, dato che la risposta veniva scritta sul retro del biglietto che veniva poi, immediatamente e meticolosamente, distrutto dal presidente. A un certo momento Lenin dava lettura del suo progetto di risoluzione, concepito sempre in uno stile di premeditata durezza, di angolosità pedagogica (per sottolineare, mettere in evidenza, evitare una confusa interpretazione dei fatti); dopo di che le discussioni finivano o entravano nella fase delle proposte pratiche e dei chiarimenti. Il progetto di Lenin diventava sempre la base del decreto. Per dirigere questo lavoro era necessario avere, oltre ad altre indispensabili qualità, una immensa immaginazione creatrice. Questa parola può sembrare a prima vista inadeguata, ma esprime la pura verità. L’immaginazione può essere di varia natura: è necessaria tanto all’ingegnere quanto al più fertile dei romanzieri. Uno degli aspetti più preziosi della immaginazione risiede nella facoltà di poter rappresentare gli uomini, le cose e i fenomeni così come sono nella realtà, anche senza averli mai visti. Utilizzando tutta la esperienza che si ha della vita e i principi teorici, combinare le osservazioni, le sparse informazioni, colte al volo; elaborarle, riunirle in un tutto, completarle secondo certe leggi non ancora formulate di corrispondenza e ricostituire così, in tutta la sua realtà concreta, un determinato campo della esistenza umana – ecco l’immaginazione che occorre al legislatore, all’amministratore, al capo, soprattutto in un’epoca di rivoluzione. La forza di Lenin era, in massima parte, quella della sua immaginazione realistica. La perpetua tensione di Lenin verso lo scopo era sempre di natura concreta; d’altronde, diversamente, non sarebbe potuta essere l’espressione di una volontà nettamente definita e diretta. Sembra che Lenin stesso abbia chiarito per la prima volta sull”Iskra’ l’idea che, nel complesso susseguirsi degli atti politici, bisogna saper discernere, a un dato momento, il dato centrale e impadronirsene in modo da imprimere la direzione voluta a tutto il corso degli avvenimenti. Più tardi Lenin è ritornato più di una volta su questo concetto. Si direbbe che in lui questo metodo si trasferiva dalla sfera del cosciente a quella del subconscio, diventando quasi una sua seconda natura. Nei momenti critici quando era in ballo un mutamento tattico più o meno rischioso e gravido di responsabilità, Lenin dava l’impressione di scartare, spazzare via tutto ciò che era accessorio, secondario, tutto ciò che poteva essere differito. Ciò non deve essere interpretato nel senso che egli si contentava di cogliere l’essenza di un problema, disinteressandosi dei suoi dettagli. Al contrario…” [Leon D. Trotsky, Lenin, Roma, 1967] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]