“Il marxismo ritiene, con l’ateismo illuminista, che la religione sia una forma di ignoranza destinata a scomparire di fronte al progredire della visione scientifica del mondo. Ritiene però, con Nietzsche, Freud e molti altri, che la spiegazione intellettualistica del fenomeno sia insufficiente: è necessario ricercare le radici psicologiche di questa ignoranza nelle profondità dell’uomo, nella sua vita ateoretica, conscia o inconscia. Il problema della verità è risolto in funzione di quello dei valori. (…) Ma per Marx anche questa spiegazione è insufficiente ed esige un ulteriore approfondimento coerente con la visione generale dell’uomo e della sua storia. Le radici ultime delle sovrastrutture vanno ricercate nella infrastrutture. Nel marxismo quindi la religione nasce come compensazione delle frustrazioni economiche del proletariato, favorita dalla classe dominante che vede in essa un modo di consolidare la sua posizione; d’altro lato essa rassicura la coscienza degli sfruttatori offrendo loro, in cambio di qualche elemosina, un facile biglietto d’ingresso per il cielo. Scrive Lenin: “La fede in un aldilà nasce dall’impotenza delle classi sfruttate nella lotta contro gli sfruttatori, come la credenza nelle divinità, nei demoni nasce dall’impotenza del selvaggio in lotta contro la natura. La religione cullando con la speranza di una ricompensa celeste colui che pena tutta la vita nella miseria, gl’insegna la pazienza e la rassegnazione. Quanto a quelli che vivono del lavoro altrui, essa insegna loro a praticare la beneficenza quaggiù, offrendo così loro una facile giustificazione di tutta la loro esistenza di sfruttatori, vendendo loro a buon mercato biglietti di partecipazione alla società celeste. La religione è l’oppio del popolo. La religione è una specie grossolana di acquavite spirituale, in cui gli schiavi del capitale affogano il loro essere umano e le loro rivendicazioni  per una esistenza almeno in minima parte degna dell’uomo” (1). Se questa è l’origine della religione, è facile prevedere quale ne sia il destino. Provocata da uno squilibrio storico e ultimamente economico, essa è destinata a essere riassorbita con la scomparsa di esso. Il processo economico-sociale è quindi necessariamente correlativo a un regresso della religione. Combattere la religione pertanto non significa solo dissipare l’ignoranza, ma soprattutto sopprimere le condizioni storiche che l’hanno generata. Nella società comunista del futuro il processo di normalizzazione della storia e della psicologia umana sarà compiuto, sarà la fine di tutte le alienazioni. Sul piano religioso quindi tutti gli uomini assumeranno l’atteggiamento normale, che è quello ateo. Più precisamente l’ateismo non consisterà nella negazione di Dio ma nella totale assenza di questo problema. Non solo la religione infatti, ma lo stesso problema religioso è provocato dal regime di alienazione economica ed è quindi chiamato a scomparire con esso. L’uomo marxista ideale, come si è visto, sarà soddisfatto della terra e dell’indefinito progresso dell’esistenza terrena” [Giulio Girardi, Marxismo e cristianesimo, Assisi, 1973] [(1) Lenin, ‘Socialismo e religione’, Opere complete, Roma, Edizioni Rinascita-Editori Riuniti, 1955, vol X, p. 73-74]