” (…) in una lettera del 23 novembre 1871 indirizzata a Friedrich Bolte, Marx vede in modo ben differenziato questo rapporto tra movimento economico e movimento politico: “Il tentativo di strappare una riduzione della giornata di lavoro al capitalista singolo di una fabbrica, o anche in una sola industria, con degli scioperi, ecc., è un movimento puramente economico; invece il movimento per strappare una ‘legge’ delle otto ore, ecc., è un movimento ‘politico’. E in questo modo dai singoli movimenti economici degli operai sorge e si sviluppa dappertutto il movimento ‘politico’, cioè un movimento della ‘classe’ per realizzare i suoi interessi in forma generale, in una forma che abbia forza coercitiva generale socialmente. Se è vero che questi movimenti presuppongono  una certa ‘previous’ organizzazione, essi sono da parte loro altrettanti mezzi dello sviluppo di questa organizzazione” (6). Un giorno prima della sua morte Rosa Luxemburg conferma ancora la sua radicata convinzione che “le lotte economiche, la vera sorgente vulcanica che alimenta ininterrottamente la lotta di classe rivoluzionaria, sono appena allo stadio iniziale” (7). Tra gli inventori e i critici del “luxemburghismo” c’è, a considerevole distanza, lo stesso Lenin; il catalogo degli errori della Luxemburg che si trova nelle ‘Note di  un pubblicista’, probabilmente l’ultimo lavoro di Lenin, contiene le questioni sull’indipendenza della Polonia, il giudizio sul menscevismo, la teoria dell’accumulazione del capitale, e così via; non si fa parola però della spontaneità e dello sciopero di massa (8). Evidentemente per Lenin quegli errori riguardano solo singoli argomenti, che non toccano affatto il contenuto di esperienza sostanziale della teoria luxemburghiana. Questa ponderazione delle concezioni di Rosa Luxemburg, intese come errori, indica che anche per Lenin la questione dell’organizzazione non può essere risolta sul piano delle misure tecnico-organizzative, ma deve essere intesa come un tema politico che non ammette una riflessione che si possa staccare dalla concreta situazione sociale e storica. La controversia tra Lenin e Rosa Luxemburg sull’organizzazione, sul significato dello sciopero di massa e della spontaneità, ecc., può in qualche modo giovare soltanto se il rapporto stesso tra spontaneità e organizzazione viene considerato come un rapporto storicamente determinato, come un rapporto soggetto alla dialettica storica; non esiste una regola di condotta fissata una volta per tutte e adatta a ogni situazione. Per quanto ciò possa essere condizionato da concrete situazioni sociali, si può comunque dire che Lenin esamina la struttura del processo rivoluzionario fondamentalmente dal punto di vista dell’organizzazione, mentre Rosa Luxemburg la esamina dal punto di vista della spontaneità e dell’iniziativa di massa. Ma questa non è una semplice differenza di accentuazione, bensì una differenza di principio che caratterizza le determinazioni del pensiero dei due teorici fin nell’impostazione logica e gnoseologica dei problemi” [Oskar Negt, Rosa Luxemburg e il rinnovamento del marxismo. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(6) Marx a F. Bolte, 23 novembre 1871, in K. Marx e F. Engels, ‘Opere scelte’, Roma, 1966, p. 943; (7) R. Luxemburg, ‘L’ordine regna a Berlino’, in Id., ‘Scritti scelti’, cit., p. 678; Lenin, ‘Note di un pubblicista’, cit.] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]