“Vladimir Ul’janov, il futuro Lenin, profondamente scosso per l’esecuzione del fratello maggiore, rimase non meno colpito dall’atteggiamento dei liberali locali, che ruppero ogni rapporto con la famiglia (19). Poco tempo dopo entrò a far parte dei marxisti rivoluzionari. Naturalmente aveva imparato molto da Plechanov, ma anche nelle sue prime opere si individuano alcuni punti di divergenza. Tali divergenze erano forse più accentuate nel suo atteggiamento verso i populisti, i liberali e i “marxisti legali”. Diversamente da Plechanov, fin dai primissimi esordi il giovane Lenin sospettò che Struve fosse un liberale borghese, e lo accusò di essersi soffermato troppo su ciò che distingueva il marxismo dal populismo, sorvolando i loro obiettivi comuni in quanto ideologie dei produttori diretti (20). Si distaccò dall'”oggettivismo” di Struve, osservando acutamente che era facile per esso degenerare in una giustificazione delle condizioni esistenti, e contrapponendovi lo spirito del ‘partijnost”. Non accusò i populisti di essere troppo anticapitalisti, ma anzi, al contrario, di essere troppo poco coscienti delle tendenze capitalistiche tra i contadini e, conseguentemente, di essere attaccati a illusioni borghesi. A suo parere il capitalismo russo (diversamente da quanto sostenevano Struve e Plechanov) non era una struttura che si sarebbe sviluppata appieno e avrebbe prodotto i suoi frutti nel futuro, bensì qualcosa di già definitamente stabilito, cioè una struttura già sufficientemente matura da giustificare il fatto che i suoi sostenitori (i liberali) venissero considerati dei conservatori, ai quali occorreva muovere guerra. Tale opinione non era dovuta ad una sottovalutazione dell’arretratezza economica russa: Lenin riteneva maturo il capitalismo russo perché per lui il criterio di giudizio principale della “maturità” del capitalismo era il carattere delle divisioni e delle lotte di classe, e non solo lo sviluppo delle forze produttive (21). L’importanza di queste peculiarità della posizione di Lenin nei dibattiti degli anni ’90 può essere valutata appieno se considerata nella prospettiva dello sviluppo successivo del suo pensiero politico. Le sue prime opere gettano molta luce sulla rivendicazione del grande ruolo del “fattore soggettivo” – la coscienza rivoluzionaria e la volontà organizzata – nel processo storico, sul suo profondo interesse per la questione agraria, sul suo rifiuto di considerare i contadini una “massa reazionaria” (atteggiamento questo caratteristico dei menscevichi e in generale della II Internazionale) (22), sulla sua tattica politica fondata sull’alleanza non con i liberali (come postulava Plechanov), bensì con i partiti democratici contadini” [Andrzej Walicki, Socialismo russo e populismo. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(19) Cfr. N.K. Krupskaya, ‘Memories of Lenin’, London, 1930, pp. 4-5; (20) V.I. Lenin, ‘Il contenuto economico del populismo e la sua critica nel libro del signor Struve’, in Id., ‘Opere’, Roma, 1955, Vol I, pp. 341 sgg. (in particolare pp. 519-23); (21) Cfr. Id.,, ‘Che cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici’, ibid., soprattutto pp. 299 sgg.; (22) Cfr. D. Mitrany, ‘Marx Against the Peasant’, London, 1952, parte I] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:28 Aprile 2015