“Il programma di Gotha mostrò che l’orientamento del partito unificato, il partito socialista dei lavoratori, non era affatto determinato dal marxismo, ma subiva invece prevalentemente l’influsso di Lassalle (e le ‘Glosse marginali’ di Marx lo chiarirono di là da ogni dubbio); eppure la stessa unificazione fu un progresso sostanziale – anche dal punto di vista di una possibile apertura al marxismo – tanto che Engels poté scrivere nell’ottobre del 1875, a proposito del Programma di Gotha, in una lettera a Wilhelm Bracke: “Operai, borghesi e piccolo-borghesi leggono tra le righe ciò che ci dovrebbe essere, ma non c’è” (12). Dopo l’unificazione  le previsioni di Marx e di Engels furono confermate in altissima misura. Alle elezioni per il Reichstag del 1877 il partito unificato ottenne il 9.1 per cento dei voti, ossia il 36 per cento in più rispetto a quelli ottenuti complessivamente, nel 1874, dai due partiti ancora divisi. Ma ciò che spaventò soprattutto le classi dominanti fu che nella capitale, a Berlino, il movimento operaio socialista raccolse quasi il 40 per cento dei voti, e in Sassonia, una regione altamente industrializzata, il 38 per cento. Evidentemente non si trattava più di un partito inconsistente e diviso, ma di una formazione politica che rappresentava virtualmente tutta la classe lavoratrice. Il nuovo partito era certamente aperto alla teoria marxista, tuttavia la sua assimilazione ebbe luogo assai lentamente. Quello da cui soprattutto dobbiamo guardarci – specie per questo periodo – è il ricorrere al criterio del numero delle citazioni dalle opere di Marx e di Engels; dobbiamo invece seguire un’indicazione assai importante di Haupt, ossia dimostrare la nascita di un pensiero marxista teorico e politico endogeno, e determinare la posizione che questo pensiero occupò nella realtà del movimento operaio e nella vita intellettuale del paese (13). In effetti i molteplici sforzi di una certa storiografia marxista-leninista, che cerca di rintracciare ogni sia pur minima e remota traccia del ‘Capitale’, rappresentano, a mio giudizio, una fatica di Sisifo (14). E questo naturalmente vale anche per altre opere di Marx ed Engels. Per esempio, se – come osserva Hobsbawm – fra il 1890 e il 1905 vennero pubblicate quindici edizioni inglesi del ‘Manifesto’, contro venti tedesche (15), ciò non dice assolutamente nulla sull’influenza esercitata effettivamente dal marxismo sul movimento operaio inglese e angloamericano, allo stesso modo che le numerose ristampe di testi marxisti avvenute nella Repubblica federale tedesca in conseguenza del movimento studentesco fra il 1968 e il 1973 attestano l’esistenza di numerosi gruppuscoli che si dicono marxisti, ma non l’influenza di massa del marxismo. La realtà è che ancora nella seconda metà degli anni ’70 – nonostante le affermazioni contrarie – il marxismo si impose solo parzialmente nella socialdemocrazia tedesca. Ciò che Bebel scrisse a Engels nel maggio 1873 – “Non deve dimenticare che effettivamente gli scritti di Lassalle, con il loro linguaggio divulgativo, formano la base del socialismo delle masse. E’ un fatto che non possiamo ignorare: sono diffusi, in Germania, dieci, venti volte più di qualsiasi altro scritto socialista. E così Lassalle gode di una notevole popolarità” (16) – vale anche, incondizionatamente, per tutto il periodo fino alla promulgazione delle leggi contro i socialisti. Non a caso gli storici più attendibili del movimento operaio tedesco affermano che gli anni ’70 rappresentano per il partito tedesco un periodo di eclettismo, e attirano giustamente l’attenzione sulla ricca tavolozza di teorie socialiste offerte, a quel tempo, alla scelta del movimento operaio, che ottenevano anche una certa risonanza. (…) Sarà opportuno esaminare anzitutto la funzione svolta dall”Anti-Dühring’ di Engels, che rappresenta la prima esposizione complessiva e sistematica delle teorie di Marx e di Engels. Allo scopo di combattere la concorrenza sul terreno ideologico (oltre a quella di Eugen Dühring, sono oggetto di polemica soprattutto Albert Schäffle, Karl Rodbertus-Jagetzow e Friedrich Albert Lange), la critica engelsiana del sistema del suo avversario ha dato luogo a una “sintesi enciclopedica della nostra concezione dei problemi filosofici, naturalistici e storici” (17)” [Hans-Josef Steinberg, Il partito e la formazione dell’ortodossia marxista. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(12) K. Marx e F. Engels, Briefwechsel mit Wilhelm Bracke (1869-1880), a cura di H. Gemkow, Berlin, 1963, pp. 81 sgg.; (13) cfr G. Haupt, Zur Problematik “Geographie des Marxismus”. Einige Bemerkungen, in “Ith-Tagungsberichte’, 1976, p. 45; (14) A questo proposito cfr., tra l’altro, H. Skambraks, “Das Kapital” von Marx. Waffe im Klassenkampf. Aufnahme und Anwendung der Lehren des Hauptwerks von Karl Marx durch die deutsche Arbeiterbewegung (1867-1878), Berlin, 1977; E. Kopf, Die Wirkungsgeschichte von Karl Marx’ “Das Kapital” in Deutschland bis 1872, tesi di laurea (ms), Jena 1967; K. Kozianka, Zur Wirkungsgeschichte des “Kapitals” von Karl Marx in der deutschen Arbeiterbewegung von 1890-1895, tesi di laurea (ms), Jena, 1976; (15) Hobsbawm, La diffusione del marxismo, cit., p. 258; (16) Bebel a Engels prima del 19 maggio 1873, in ‘August Bebels Briefwechsel mit Friedrich Engels’, a cura di Werner Blumenberg, ‘s Gravenhage 1965, pp. 14 sg.; (17) Engels a Eduard Bernstein dell’11 aprile 1884, in Mew, vol. 36, p. 136]