“E’ interessante mettere a confronto i brevi e sintetici dati sopra riferiti relativi all’entità degli scioperi nei Paesi europei fin qui citati durante i primi anni del nostro secolo con quelli che Lenin studiò attentamente per la Russia, concernenti lo stesso periodo. Il quadriennio 1905-1908 ebbe il seguente andamento: 1905 – 13.995 scioperi e 2.863.173 scioperanti; 1906 – 6.114 scioperi e 1.108.406 scioperanti; 1907 – 3.573 scioperi e 740.074 scioperanti; 1908 – 892 scioperi e 176.101 scioperanti. Ove, ad esempio, nel 1895 e nel 1898 il numero degli scioperi non aveva superato, rispettivamente, le 68 e le 215 unità, e il totale degli scioperanti aveva toccato le cifre di 31.195 e di 43.150. Ma è necessario considerare, come avverte V.I. Lenin, che “il difetto principale della nostra statistica ufficiale, oltre alla diminuzione voluta dei dati sul numero degli scioperanti, consiste nell’aver essa compreso solo gli operai delle imprese sottoposte alle ispezioni di fabbrica. Gli operai delle ferrovie, i minatori, i tranvieri, edili e gli operai agricoli non sono compresi nella statistica”. In generale, riferisce sempre Lenin, in Russia dal 1895 al 1912 il numero medio annuale degli scioperanti è stato di 345.000; in Germania, in quattordici anni (1898-1912), di 229.500; in Inghilterra, in venti anni (1893-1912) di 344.200. Inoltre, se si confrontano le percentuali degli scioperi avvenuti nelle città e “non nelle città” durante il 1895-1904 e nel 1905 (rispettivamente: 75.1 per cento e 24.9 per cento per il primo periodo; 85.0 per cento e 15.0 per cento per il 1905), si può desumere immediatamente, a giudizio di Lenin, la prevalenza delle grandi imprese nel movimento degli scioperi e la relativa arretratezza delle fabbriche rurali” [Michele Magno, Lo sciopero nella storia del sindacalismo, Roma, 1974] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]