“Lenin istituì una commissione privata composta dalle sue segretarie, cui diede l’ordine preciso di riferire sulla questione georgiana. Il 5 marzo incaricò Trotsky, di dirimere tutta la faccenda, osservando che non si poteva contare sull’imparzialità di Stalin. A quel punto venne a sapere del violento attacco di Stalin contro la Krupskaja, e gli scrisse una lettera (con copie a Kamenev e Zinoviev) (…). Una segretaria di Lenin, Marija Volodiceva, consegnò la lettera personalmente a Stalin. Lui rimase calmo e disse piano: «Non è Lenin a parlare, è la sua malattia. (…)». (…) Certo Stalin non poteva pensare che Lenin avrebbe creduto alla sua versione dei fatti anziché a quella della Krupskaja. La lettera ha tutta l’aria di un documento concepito per difendersi da ripercussioni future, nel caso che Lenin fosse riuscito a sollevare la questione di fronte al partito e ai suoi dirigenti. In realtà non fu mai sollevata. E Lenin non vide la lettera di Stalin. Proprio nel momento in cui scriveva a Stalin, Lenin mandò una lettera ai comunisti georgiani: «Ai compagni Mdivani , Maharadze e altri (copia ai compagni Trockij e Kamenev). “Cari compagni, seguo con tutto il mio cuore la vostra questione. Sono sdegnato dalla brutalità di Orgionikidze e del favoreggiamento di Stalin e Dzerginski. Preparerò per voi degli appunti e un discorso. Con stima. Lenin (*)”. In precedenza aveva detto a Trockij di tenere celati gli appunti sulla questione georgiana a Kamenev, perché questi lo avrebbe riferito a Stalin, il quale avrebbe architettato «un disgustoso compromesso» per poi ingannarli. Ora chiese invece di parlargliene, evidentemente pronto ad aprire le ostilità. E disse alla Krupskaja: «Stalin è privo della più elementare onestà, della più semplice onestà umana». Una segretaria di Lenin disse a Trockij che Lenin stava preparando «una bomba» contro Stalin; e da un’altra Kamenev venne a sapere che Lenin aveva deciso «di distruggere politicamente Stalin». Il giorno dopo, 7 marzo 1923, Lenin ebbe un altro ictus, l’ultimo. Non avrebbe più recuperato la parola, anche se morì soltanto il 21 gennaio 1924. (…) Stalin l’aveva scampata per un pelo. L’odio per la Georgia e la mancanza di autocontrollo avevano rischiato di rovinarlo. È sempre circolata la voce che Lenin fosse stato avvelenato. È vero che Lenin, come riferiscono, in precedenza aveva chiesto a Stalin di mettergli a disposizione del veleno, nel caso che la sua resistenza fisica venisse meno; ma non esistono prove che l’ultimo colpo fosse stato provocato in questo modo, cosa del resto poco probabile. Al contrario, Lenin stava lavorando sodo ai suoi progetti politici fino all’ultimo momento. In realtà Stalin fu salvato soltanto dalla fortuna” [(*) Ivi, vol. 45, p. 624] [Robert Conquest, ‘Stalin’, La Biblioteca di Repubblica, Roma, 2005] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]