“Ci si pone quindi il seguente fondamentale quesito: abbiamo il diritto di denominare rivoluzione sociale il rivolgimento dei secoli III-V dC? Un rivolgimento sociale che non conobbe la dittatura di una classe rivoluzionaria, in cui giocò un ruolo determinante un elemento esterno – che viene chiamato la “conquista barbarica” – ed i cui risultati (i rapporti di tipo feudale) dovevano manifestarsi soltanto svariati secoli più tardi? L’analisi della rivoluzione sociale, da Marx offerta nella sua ‘Prefazione’ a ‘Per la critica dell’economia politica’ non lascia dubbio alcuno riguardo al fatto che egli intendesse con rivoluzione sociale ‘ogni’ cambiamento della struttura economica e sociale, ‘ogni’ mutamento del modo di produzione generato da una discordanza fra i rapporti di produzione e il carattere e il livello delle forze produttive. Tuttavia, è assai chiaro che questa trasformazione si sviluppa in forme del tutto diverse secondo la natura dei modi di produzione che devono succedersi. A ciascuna distinta formazione corrisponde un distinto livello delle forze produttive e distinte classi antagonistiche, che danno vita alla lotta con un particolare grado di coscienza di classe. E’ evidente che quanto più alto è il grado di sviluppo delle forze produttive, quanto maggiori il livello della coscienza di classe, la coesione e l’energia della classe rivoluzionaria, tanto più elevata è la forma della rivoluzione sociale che si produce. La rivoluzione che investì l’Impero Romano d’Occidente fra i secoli III e V dC appartiene ad un tipo di rivoluzione più primitivo e meno caratteristico delle rivoluzione moderne (10). In precedenza abbiamo indicato i tratti peculiari che contraddistinguono questa rivoluzione. Essi sorgono da una circostanza fondamentale: il debole livello di sviluppo delle forze produttive della società schiavistica. Gli schiavi e i coloni non erano in grado di trionfare in questa lotta di classe contro i proprietari fondiari schiavisti e stabilire la propria dittatura rivoluzionaria. Di qui la necessità storica della conquista esterna che assestò il colpo di grazia alla società e allo stato schiavistici; di qui lo stabilimento più tardo del nuovo modo di produzione” [Sergei Ilich Kovaliov, ‘Il rivolgimento sociale dal III al V secolo d.C. nell’Impero Romano d’Occidente’, (in) ‘Plusvalore’, Milano, n. 10, maggio 1992] [(10) Lascio da parte l’Impero Romano d’Oriente, in cui il processo di sostituzione di una formazione da parte di un’altra, sebbene abbia presentato determinate caratteristiche comuni con l’Impero d’Occidente, mostrò anche numerose peculiarità]