“La riflessione di Sorel intorno alle potenzialità rivoluzionarie del sindacato è inizialmente contenuta nel volume del 1901 ‘L’avenir socialiste des syndicats’, a sua volta ampliamento di un articolo apparso sull”Humanité’ nouvelle’ tre anni prima. Filo conduttore del libretto è la valorizzazione degli aspetti rivoluzionari del marxismo, sottaciuti o rinviati a un tempo indeterminato dal riformismo socialdemocratico. Sorel ritiene che il punto più caratteristico della dottrina di Marx consista nell’osservazione che ogni sistema, nel compimento del suo sviluppo, fornisce le condizioni materiali per successivi cambiamenti dei rapporti sociali. Il risvolto più adoperato dai suoi continuatori, talvolta in modo opportunistico, è la necessità di attendere il pieno sviluppo del capitalismo per poter instaurare una nuova formazione economico-sociale. Sorel invece osserva come, oltre a questo, ci fosse nel programma di Marx, a proposito del processo rivoluzionario, una spiccata attenzione per il possesso da parte delle classi lavoratrici di un’adeguata capacità giuridica e politica, in grado di governare un sistema industriale maturo una volta giunta alla fine la possibilità di dominio del capitale. Più che delineare per filo e per segno come dovrà essere il domani, questa seconda constatazione comporta la necessità di valutare continuamente la condizione della classe operaia in rapporto alla sua vocazione rivoluzionaria: stabilire cioè, nelle parole di Sorel, “non cosa la società deve essere, ma ciò che il proletariato può nella lotta attuale fra le classi” (52). In questa direzione lo sguardo di Sorel, in analogia con quello di molti anarchici del suo tempo, si sposta da una concezione astratta e lontana del socialismo, alla preparazione concreta e quotidiana della classe operaia al processo rivoluzionario che ne dovrà segnare l’emancipazione. Ancora in sintonia con il pensiero anarchico, Sorel esclude radicalmente che questa preparazione possa provenire dalla sfera politica, e possa quindi essere rappresentata da un qualche partito politico del proletariato. Riecheggiando i discorsi sulla democrazia diretta svolti da Marx a proposito della Comune, Sorel scrive nella prefazione al suo libro del 1901 che “per gli operai la rivoluzione è tutt’altra cosa che la vittoria di un partito; è l’emancipazione dei produttori sbarazzatisi di ogni tutela politica, la decomposizione del potere, l’organizzazione dei rapporti sociali al di fuori di un governo di ‘non lavoratori’ (53). Il punto chiave della critica soreliana ai partitismo parlamentare risiede proprio in quest’ultima osservazione: il trattarsi cioè della manipolazione del consenso operaio a uso di un altro ceto sociale (quello che forma i professionisti della politica), oltre che essere una deviazione rispetto alla concezione materialistica della storia, che insegna come le contraddizioni fondamentali si sviluppino sul piano economico e non su quello politico” [Claudio De Boni, ‘Liberi e uguali. Il pensiero anarchico in Francia dal 1840 al 1914’, Milano, 2016, capitolo VIII, ‘L’anarco-sindacalismo e i suoi intrecci con il sindacalismo rivoluzionario’] [(52) G. Sorel, ‘L’avenir socialiste des syndicats’, Paris, Jacques, 1901, p. 6; (53) Ivi, p. VII. Per suffragare il proprio rifiuto di ogni strategia parlamentaristica e governativa del movimento operaio, Sorel fa riferimento al recente ingresso del socialista Millerand nel governo radicale di Waldeck-Rousseau. Si tratta secondo lui di una mossa che si lega casomai alla tradizione sansimoniana, di una corrente cioè di tipo gerarchico ed estranea a ogni autentica misura di giustizia sociale, non certo quella di un Proudhon o di un Marx. Con tale scelta si induce infatti nel proletariato non una spinta verso l’emancipazione, ma uno spirito di tutela, di attesa passiva quanto inutile che i suoi problemi vengano risolti dall’alto]