“E’ stata di recente data grande enfasi alla riscoperta di Charles Babbage (1792-1871), pioniere dell’informatica in quanto inventore del primo calcolatore perfettamente funzionante, nonché autore di un’opera, ‘On the Economy of Machinery and Manufactures’ (1833), che in realtà già Marx conosceva bene e che citò ripetutamente nel ‘Capitale’ a sostegno delle proprie tesi sull’evoluzione del capitalismo industriale. Più che un critico, Babbage dovrebbe essere definito un continuatore dell’analisi smithiana dei vantaggi della divisione del lavoro, analisi che egli sviluppò soprattutto per acquisire informazioni utili alla progettazione della sua “macchina calcolatrice”. Potendosi collocare, cinquant’anni dopo Smith, nel pieno della trasformazione industriale dell’Inghilterra e da attento visitatore di complessi industriali quale egli fu, poté ovviamente beneficiare di un’esperienza che a Smith era mancata. Nel capitolo della sua opera intitolato ‘On the Division of Labour’, Babbage sostenne che Smith aveva trascurato un quarto vantaggio della specializzazione: con una divisione del lavoro limitata, infatti, ogni lavoratore esercita una serie di compiti diversi non solo per qualità, ma anche per grado di specializzazione e caratteristiche psicologiche (per esempio chi è assunto per montare orologi svolge di fatto anche funzioni di manovale e facchino). Il datore di lavoro cioè, ogni volta che assume un lavoratore per fargli svolgere diverse funzioni, compera “pacchetti” di lavoro di tipo diverso. Ma se tra questi  ve ne è uno che richiede particolari specializzazioni, il lavoratore dovrà essere pagato in funzione di questo, anche se passa la maggior parte del suo tempo a fare lavori meno qualificati, che potrebbero essere remunerati molto meno. La piena divisione del lavoro, perciò, “spacchetta” le specializzazioni e permette al datore di lavoro di pagare ciascuna di esse al livello minimo di mercato, determinando una notevole riduzione dei costi. Inoltre, maggiore è la divisione del lavoro, minori sono i costi di addestramento delle singole mansioni e minore è dunque il tempo che passa tra il momento in cui il lavoratore viene assunto dall’impresa e quello in cui svolge funzioni direttamente produttive. Babbage, dunque, collega strettamente i vantaggi della divisione del lavoro a quelli della grande scala di produzione. Questo fu un punto che influenzò molto John Stuart Mill e Marx. Dal ragionamento di Babbage deriva infatti che, per ottimizzare i vantaggi della specializzazione, bisogna lavorare su una scala che occupi pienamente ognuna delle mansioni lavorative richieste da ciascun processo produttivo. Questa è la dimensione ottima minima. Per procedere al di là di essa, ovviamente, occorre scegliere un multiplo esatto, per esempio due o tre volte la dimensione minima. Tra gli ulteriori vantaggi della grande dimensione produttiva, vi è la ripartizione su un volume maggiore di prodotto dei costi cosiddetti indivisibili (impianti, terreni ecc.). Infine, le imprese a larga scala possono permettersi il lusso di sperimentare al loro interno nuove tecnologie, diventando, come più tardi ribadirà Schumpeter, le vere protagoniste dell’innovazione nella fase del capitalismo industriale avanzato. Un ultimo punto importante della riflessioe di Babbage – quello che più da vicino interesserà Marx – è la comprensione del ruolo del progresso tecnologico nel passaggio dalla fase manifatturiera alla grande industria meccanizzata. L’esasperazione della divisione del lavoro all’interno della manifattura porta ciascun operaio a compiere un gesto sempre più semplice, meccanico e ripetitivo (gesto che consiste nell’utilizzo di un utensile, per esempio di un cacciavite). L’analisi di questo semplice gesto permette di trasferirlo a una macchina, sostituendo così una serie di braccia animate con un unico meccanismo dotato di bracci meccanici. La macchina, insomma, nasce dalla scomposizione e dalla semplificazione del lavoro umano” [Marco E.L. Guidi, ‘Gli spilli di Adam Smith’, (in) Storia della economia mondiale. 5. L’età della rivoluzione industriale. Il primato dell’Inghilterra all’insegna del Re Vapore, a cura di Valerio Castronovo, Milano, 2009]