“Al riguardo la Heller fa notare come Marx marchi un progresso rispetto all’uso che l’economia politica classica faceva della categoria “ricchezza”; passo in avanti che consiste proprio, a suo avviso, nella non totale identificazione della ricchezza con il carattere materiale della stessa. Quest’ultimo per Marx non è che il presupposto della ricchezza “umana”, “la base per il libero sfogo di tutte le capacità e i sensi umani, cioè per l’esplicazione della libera  e molteplice attività di ogni individuo. Il bisogno come categoria di valore non è altro che ‘il bisogno di questa ricchezza’” (4). A conforto di questa affermazione, la Heller fa seguire un passo dei ‘Manoscritti’: “Si vede come al posto della ‘ricchezza’ e della ‘miseria’ come le considera l’economia politica, subentri ‘l’uomo ricco’ e la ricchezza dei bisogni ‘umani’. L’uomo ricco è a un tempo l’uomo ‘che ha bisogno’ di una totalità di manifestazioni di vita umane” (5). Ovvero – secondo la lettura helleriana – divengono “primari non i bisogni riguardanti i beni materiali, ma quelli diretti alle “attività superiori” e soprattutto ‘quelli diretti agli altri uomini’ intesi non come mezzo, ma come fine” (6)” [Luciano De Fiore Alessandro Montebugnoli, Intorno a Marx e alla “teoria dei bisogni”. (Il problema della rivoluzione in Ágnes Heller)] [(4) Ágnes Heller, ‘La teoria dei bisogni in Marx’, Milano, Feltrinelli, 1974, p. 40; (5) K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844′, a cura di N. Bobbio, Torino, Einaudi, p. 123; (6) A. Heller, op. cit., p. 27]