“Ma nel 1870, l’esercito francese non era più quello del 1859. Il peculato, il ladrocinio e la tendenza generale a utilizzare il pubblico ufficio nell’interesse privato, che sono l’essenza stessa del sistema del Secondo Impero, avevano permeato l’esercito. Se Haussmann e la sua cricca facevano milioni a palate con il colossale affare parigino, se l’intero ministero di lavori pubblici, ogni contratto governativo, ogni ufficio civico, erano sfacciatamente ed apertamente trasformati in strumenti per derubare la comunità, l’esercito, solo, doveva rimanere virtuoso? Quell’esercito, al quale Luigi Napoleone doveva tutto – un esercito comandato da uomini altrettanto avidi di ricchezze quanto i più fortunati parassiti civili di corte? (…) Era tutto un marciume; l’atmosfera di corruzione in cui viveva il Secondo Impero aveva finito per contagiare anche il suo principale sostegno, l’esercito; nell’ora del giudizio, non era rimasto nulla da opporre al nemico, se non le gloriose tradizioni del servizio e l’innato coraggio dei soldati, qualità che da sole non bastano a mantenere la superiorità di un esercito” (pag 84-85) (F.E. settembre 1870); “Quando Luigi Napoleone fondò un Impero “della pace” sui voti dei contadini e sulle baionette dei loro figli, i soldati dell’esercito, questo esercito non occupava un rango particolarmente preminente in Europa, se non, forse, per tradizione” (pag 81) (“The Pall Mall Gazette”, n. 1740, 10 settembre 1870) [Karl Marx Friedrich Engels, a cura di Marco Vanzulli, ‘Opere’. Volume XXII. Luglio 1870 – ottobre 1871, Roma, 2008]