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“Labriola viene ricacciato indietro dal prevalere dei vecchi vizi tatticistici del partito formatosi a Genova. Anche la sua collaborazione regolare alla ‘Leipziger Volkszeitung’, iniziata nell’ottobre del 1894, ha termine improvvisamente nel maggio del 1895: e in realtà gli sarebbe stato troppo difficile continuarla nella situazione in cui era venuto a trovarsi. Da questa collaborazione, come in genere dai suoi fitti rapporti con i socialisti tedeschi, Labriola si riprometteva probabilmente un duplice risultato: da un lato riuscire a orientare esattamente sulla situazione italiana, in un momento di crisi che poteva diventare risolutiva, quello che era allora il partito più forte del movimento operaio internazionale; e dall’altro servirsi del prestigio internazionale della socialdemocrazia tedesca per esercitare una indiretta pressione sugli orientamenti del partito italiano. Ma l’operazione non ha successo in nessuno dei due sensi. In primo luogo perché Labriola non è il solo tramite tra socialisti italiani e socialisti tedeschi, e questi ultimi si dimostrano interessati, più che ad avere informazioni obiettive sull’Italia, a pubblicare brillanti corrispondenze giornalistiche, possibilmente con firme di prestigio (mentre Labriola si ostina a non voler firmare le sue corrispondenze, contrassegnate solo da una sigla convenzionale): non a caso come corrispondente del ‘Vorwärts’ viene scelto proprio Enrico Ferri, con indignata sorpresa di Labriola (e comincia a nascere in lui il sospetto, poi ampiamente confermato, che la socialdemocrazia tedesca non sia in grado di assolvere quel compito di partito-guida che egli per parecchi anni era stato portato ad attribuirle). L’operazione d’altra parte ha ancora minor successo per quanto riguarda il partito italiano, che non solo continua ad ignorare gli avvertimenti e i consigli di Labriola, ma reagisce anche vivacemente per iniziativa di Turati, contro le interferenze del giornale socialista tedesco quando avvertimenti e consigli assumono la forma di critica esplicita. E’ ciò che avviene con l’ultima corrispondenza scritta da Labriola per la ‘Leipziger Volkszeitung’ il 14 maggio 1895 (1). Al di là della polemica – che coinvolge in particolare sia le corrispondenze di Ferri sul ‘Vorwärts’ che le confusioni teoriche della ‘Critica sociale’ – questo scritto di Labriola è importante per capire la sua funzione di “sbandato”, come egli si era definito, nel movimento operaio italiano (2)” [Valentino Gerratana,  Realtà e compiti del movimento socialista in Italia nel pensiero di Antonio Labriola, ‘Annali’ Feltrinelli 1973, Milano, 1974] [(1) Cfr. il testo in SP, pp. 364-68. Una traduzione italiana di questa corrispondenza fu pubblicata anche dalla ‘Critica sociale’ del 16 maggio 1895, sotto il titolo ‘L’Italia e il socialismo italiano giudicati all’estero’, con una nota polemica (‘Un fatto personale che involge una questione generale’) di Turati. In difesa di Labriola intervenne privatamente anche Engels: cfr. sull’episodio lo scambio epistolare Turati-Engels in CMEI, pp. 608-10; (2) Cfr. la lettera a Engels del 22 agosto 1893, scritta da Labriola dopo l’incontro di Zurigo: “Voi avete ragione: dovrei avere più coraggio. Ma per aver coraggio bisogna essere, o soldato, o capitano. Ed io sono soltanto uno sbandato” (CMEI, p,. 497)]