“Con la morte di Lenin il partito è confuso e lacerato: si afferma, nella lotta per la successione, la frazione guidata da Zinoviev, Kamenev e Stalin che inaugura, in polemica con Trotsky e in rottura con la tradizione bolscevica, il dogma del «socialismo in un solo paese». La rivoluzione, sconfitta in occidente, arretra anche in oriente, dove il proletariato cinese subisce una grave disfatta, commentata da Serge nelle sue corrispondenze su ‘La lutte des classes dans la révolution chinoise’. Ma l’inasprimento della lotta politica in Urss porta intanto a un clamoroso capovolgimento di alleanze: contro la nuova maggioranza, sorta dalla coalizione tra il centro (Stalin) e la destra (Bucharin e Rykov) del partito, si schiera l’opposizione di sinistra, guidata da Trotsky, Zinoviev e Kamenev. La lotta si conclude con un fallimento: l’opposizione si spacca, Zinoviev e Kamenev scelgono la via della capitolazione di fronte a Stalin, mentre Trotsky, espulso dal partito, è confinato ad Alma Ata. Si inaugura l’era delle persecuzioni e delle deportazioni: nell’aprile del 1928 Serge subisce un primo arresto e viene rilasciato, dopo trentasei giorni di detenzione, grazie alle proteste dei suoi amici parigini. Espulso dal partito, sorvegliato dalla polizia, ridotto all’isolamento politico e morale, Serge si vede preclusa qualsiasi forma di attività militante. Gli anni successivi – anni di resistenza, così li definirà, di «un uomo solo contro la schiacciante e incessante pressione di un regime totalitario» (4) – lo vedono impegnato nella stesura di due opere di grande rilievo: ‘Soviets 1929’, analisi minuziosa della realtà sovietica all’indomani della sconfitta dell’opposizione, e ‘L’An I de la révolution russe’, affascinante cronaca storica, non priva di nostalgia, degli inizi della rivoluzione e della nascita del potere socialista in Russia. Ma la ricerca storica – incapace, a suo giudizio, «di mostrare sufficientemente gli uomini vivi, di smontare il loro meccanismo interno, di penetrare nella loro anima» (5) – non sembra soddisfarlo e Serge decide di affidare la sua testimonianza sui tempi che sta vivendo a una serie di romanzi nei quali si propone di fondere, attraverso la mediazione letteraria, il clima della rivoluzione con la psicologia dei personaggi, rappresentati nella loro umanità quotidiana oltre che nell’azione politica. Fra il 1928 e il 1931 Serge porta a termine tre romanzi che costituiscono altrettanti pannelli di un solo insieme: ‘Les Hommes dans la prison’, tentativo di raffigurazione oggettiva del rapporto tra gli uomini e il carcere; ‘Naissance de nostre force’, descrizione dell’«ascesa dell’idealismo rivoluzionario attraverso l’Europa devastata del 1917-1918» (6); ‘Ville conquise’, descrizione sofferta e impietosa dell’assedio di Pietrogrado e, al tempo stesso, tentativo di «liberare dalla leggenda e dall’oblio il vero volto della rivoluzione» (7)” (pag IV-V) [Viktor Serge, Il caso Tulaev, Bompiani, Milano, 1980] [(4) V. Serge, ‘Memorie di un rivoluzionario’, cit., p. 259; (5) Ivi, p. 278; (6) V. Serge, lettera a Marcel Martinet, 20 febbraio 1931, “Rivista di storia contemporanea”, n. 3, ottobre 1978; (7) Secondo quanto scrive Serge nella dedica-epigrafe con cui si apre il libro] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]