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“In effetti, i pochi passaggi del corpo principale della teoria marxista che toccano direttamente l’espansione del capitalismo nel mondo sembrano anticipare non il sottosviluppo ma lo sviluppo. Nel ‘Manifesto’ per esempio, Marx e Engels delineano questa prospettiva: “Col rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina alla civiltà anche le nazioni più barbare. I tenui prezzi delle sue merci sono l’artiglieria pesante con cui essa abbatte tutte le muraglie cinesi, e con cui costringe a capitolare il più testardo odio dei barbari per lo straniero. Essa costringe tutte le nazioni ad adottare le forme della produzione borghese se non vogliono perire; le costringe a introdurre nei loro paesi la cosiddetta civiltà, cioè a farsi borghesi. In una parola, essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza” (12). Cinque anni dopo, nel 1853, Marx esprimeva lo stesso concetto in termini più concreti  in un articolo su ‘Le conseguenze future della dominazione britannica in India’. “Lo so che la ‘millocracy’ inglese si propone di dotare l’India di ferrovie al solo scopo di trarne il cotone e altre materie prime per le sue manifatture. Ma, una volta introdotte le macchine nel sistema di locomozione di un paese che possiede ferro e carbone, non potete più impedirgli di fabbricarle su posto. Non potete mantenere in esercizio la rete ferroviaria  di un paese immenso senza introdurre quelle attrezzature che sono indispensabili per soddisfare i bisogni immediati e correnti della locomozione a vapore, e dalle quali deriverà l’applicazione della macchina alle branche industriali non direttamente connesse alle ferrovie” (13). E nel 1867, nella prefazione alla prima edizione del ‘Capitale’, troviamo la famosa affermazione: “Il paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire” (14). Un simile concetto è adottato da Lenin nel suo scritto sull’imperialismo. “L’esportazione di capitali influisce sullo sviluppo del capitalismo nei paesi nei quali essa affluisce, accelerando vorticosamente tale sviluppo. Pertanto se tale esportazione, sino a un certo punto, può determinare una stasi nello sviluppo dei paesi esportatori, tuttavia essa non può che dare origine a una più elevata e intensa evoluzione del capitalismo in tutto il mondo” (15)” [Geoffrey Kay, Sviluppo e sottosviluppo. Un’analisi marxista, 1976]  [(12) Marx e Engels, The Communist Manifesto, in Karl Marx, ‘The Revolutions of 1848’, introduzione e cura di David Fernbach, Penguin Books – New Left Review, London, 1973; tr. it., Manifesto del Partito comunista, Editori Riuniti, Roma, 1962, p. 62; (13) Marx, ‘The Future Results of British Rule in India’, in Karl Marx, ‘Survey from Exile’, introduzione e cura di David Fernbach, Penguin Books – New Left Review, London, 1973; tr. it., ‘I risultati futuri della dominazione britannica in India’, in ‘India Cina Russia’, Il Saggiatore, Milano, 1960, p. 89; (14) ‘Il Capitale’, I, 1, p. 16; (15) V.I. Lenin, Imperialism, The Highest Stage of Capitalism’, Foreign Languages Publishing House, Moscow, trad. it., ‘Imperialismo, fase suprema del capitalismo. Saggio popolare’, in ‘Opere scelte, 2 voll, Ediz. in lingue estere, Mosca, 1947, vol I, p,. 658]