“L’alienazione “mondana” si manifesta, in primo luogo, nella scissione tra Stato e società civile. E’ quanto mai significativo, a questo proposito, che Hegel venga lodato da Marx per aver avvertito “come una ‘contraddizione’ la separazione di società civile e società politica” (K. Marx, Opere filosofiche giovanili, 1963, p.89). Un’altra forma di alienazione, in secondo luogo, è rinvenibile nel seno stesso della società civile, dove si genera una separazione tra “non-proprietà” (lavoro salariato) e “proprietà” (denaro, capitale). Anche stavolta, Marx afferma a chiare lettere che l’opposizione tra non-proprietà e proprietà, finché non viene concepita come opposizione tra lavoro e capitale, non può essere ancora colta “nel suo ‘rapporto attivo’ alla sua ‘intima’ connessione”, cioè non può essere colta “come ‘contraddizione'” (Ivi, p. 223). Di che natura sia questa contraddizione, è chiarito molto bene da Marx quando scrive che proletariato e ricchezza “formano un tutto” (‘ein Ganzes’). La proprietà privata, come ricchezza, è costretta a mantenere nell’esistenza se stessa e ‘con ciò’ il suo opposto, il proletariato. Il proletariato, d’altra parte, in quanto tale, è costretto a togliere (‘aufzuheben’) se stesso e con ciò l’opposto che lo condiziona e lo fa proletariato, la proprietà privata (F. Engels K. Marx, La sacra famiglia, 1967, p.43). Abbiamo quindi una opposizione ‘dialettica’, caratterizzata dalla “coesistenza dei due lati contradditorî”, dalla loro lotta e dalla “‘fusione’ in una nuova categoria” (K. Marx, Miseria della filosofia, 1969, p. 96). Di conseguenza, se il proletariato vince, “non diventa perciò il lato assoluto della società; infatti esso vince solo togliendo (‘indem es aufhebt’) se stesso “e” il suo opposto. Allora scompare sia il proletariato sia l’opposto che lo condiziona, la proprietà privata” (ME, La sacra famiglia, p. 44). La ‘realtà’ di questa contraddizione dialettica è per Marx un assioma indiscutibile” [Luciano Albanese, Il concetto di alienazione. Origini e sviluppi, 1984]