“Marx sottolinea con forza l’analogia esistente tra la regolazione cosciente della divisione del lavoro al livello di una società organizzata, ed il medesimo processo all’interno di un’azienda. “La regola che nella divisione all’interno di un’officina è applicata ‘a priori’ e secondo un piano, nella divisione del lavoro all’interno della società (borghese, ndr) agisce solo più ‘a posteriori’ come necessità della natura interna, cieca, che si manifesta nelle oscillazioni del barometro dei prezzi di mercato e vince l’arbitrio disordinato dei produttori di merci. La divisione del lavoro manuale ha come premessa l’assoluto ‘dominio’ del capitalista sugli uomini, che costituiscono solo parti del meccanismo che a lui appartiene; la divisione del lavoro nella società contrappone i produttori indipendenti di merci, che non conoscono altro potere superiore che la ‘concorrenza’, la costrizione esercitata su di loro dagli interessi che si scontrano così come nel regno animale il ‘bellum omnium contra omnes’ in maggiore o minor grado regge le condizioni d’esistenza di tutte le specie. Perciò la stessa coscienza borghese, che innalza al settimo cielo… la divisione del lavoro nelle manifatture condanna con ugual forza ogni cosciente controllo collettivo e ogni regolazione del processo di produzione sociale…E’ molto caratteristico che gli ispirati apologeti del sistema delle fabbriche non abbiano saputo dire niente di peggio contro ogni specie di organizzazione generale del lavoro sociale oltre quello che essa avrebbe trasformata tutta la società in una unica fabbrica.” [C. Marx, Il Capitale]” [Wlodzimierz Brus, Il funzionamento dell’economia socialista. Problemi generali, 1963]