“Marx ed Engels scrivono che “ben presto” New York e San Francisco soppianteranno Londra e Liverpool quali “empori del commercio mondiale”. Dicono di più: “Il fulcro del traffico mondiale – nel medioevo l’Italia, nell’epoca moderna l’Inghilterra – sarà ora la metà meridionale della penisola nordamericana. L’industria e il commercio della vecchia Europa debbono impegnarsi a fondo se non vogliono finire nella stessa decadenza toccata all’industria e al commercio italiani dal XVI secolo in poi, e se Inghilterra e Francia non vogliono ridursi a quello che oggi sono Venezia, Genova e Olanda…Grazie all’oro californiano e all’instancabile energia degli yankees, presto ambedue le coste dell’oceano Pacifico saranno popolate, aperte al commercio e industrializzate quanto lo è attualmente la costa da Boston a New Orleans. Allora l’oceano Pacifico avrà la stessa funzione che ora ha l’oceano Atlantico, e che nel medioevo fu del Mediterraneo, la funzione cioè di grande via marittima del traffico mondiale; e l’oceano Atlantico si ridurrà al ruolo di mare interno, come è ora il Mediterraneo”. Alla luce di queste chiare affermazioni non si può proprio dire che Marx ed Engels avessero una visione ristretta del mercato mondiale e che ne limitassero la potenzialità alle possibilità espansive del capitalismo inglese”.  [Arrigo Cervetto, La difficile questione dei tempi, 1990]