“La polemica a distanza fra Marx, Engels e i ‘Marxianer’ da un lato e Weitling e i ‘ ‘Weitlingianer’ dall’altro infuriò negli anni di apparizione della Repubblica dei lavoratori” (1), anzi, ebbe nella rivista il centro focale e ne seguì la parabola. Avviata con circospezione, fu vivace nel 1852-53 e all’inizio dell’anno seguente, per poi estinguersi con la caduta d’interesse della rivista. Tuttavia, i contendenti non espressero giudizi nuovi, bensì ribadirono e meglio comprovarono o anche utilizzarono tatticamente idee manifestate prima del 1848, in particolare nel 1846-47. Inoltre, Weitling, di passaggio per Londra nell’autunno 1849 e in viaggio per l’America, ebbe occasione di incontrare “amichevolmente” Marx – che da poco vi si era rifugiato -, ma nessuno dei due cambiò opinione. Marx ed Engels (il secondo fu ignorato da Weitling) vissero, fra il 1850 e il 1853, anni tormentati, per cause materiali e familiari (il primo) e per le polemiche interne di partito (entrambi). Weitling e la sua rivista, d’altra parte, ripetutamente suffragarono le posizioni di quei gruppi intellettuali, definiti da Marx “piccolo-borghesi”, con idee confuse, illusi di poter “ripetere” la rivoluzione del 1848 in virtù di semplici atti di volontà, anche quando – a partire dalla seconda metà del 1850 – la crisi economica, con le sue implicazioni sociali e politiche, era ormai alle spalle. Si inserì in questo quadro la spaccatura a Londra nel seno della Lega dei comunisti, con la scissione (nella seduta del comitato centrale del 15 settembre) del nucleo facente capo ad August Willich e a Karl Schapper, e l’abbandono di Marx, di Engels e di George Julian Harney (1817-1897) dell’Associazione mondiale dei comunisti rivoluzionari, costituita nel corso del precedente aprile per collegare la base della Lega con i rappresentanti dei blanquisti francesi e con l’ala sinistra del cartismo inglese. Marx manifestò il suo dissenso con Weitling in un contesto preciso. Da un lato, egli conservò immutata l’ammirazione per le capacità dell'”operaio” rivoluzionario, in contrasto con i velleitarismi “piccolo-borghesi” con cui aveva avuto a che fare. D’altro lato, confermò la sua confutazione del 1846 della teoria weitlinghiana a causa del rigido impianto ideologico di essa. Presentando sulla “Nuova gazzetta renana. Rivista politico-teorica” nell’autunno 1850 le considerazioni di Georg (J. George) Eccarius (1818-1889) sulle agitazioni e le lotte sociali dei sarti londinesi, contrapponeva la concezione “materialistica” di questi all'”idealismo” weitlinghiano e prendeva atto dell’evoluzione dell’industria e quindi della presenza di un nuovo proletatariato industriale, ben diverso rispetto all’artigianato, ora non più “avanguardia” nelle lotte sociali. Ritenendo sorpassato l’insegnamento weitlinghiano, Marx specificava (114): «Il lettore noterà che, al posto della critica sentimentale, morale e psicologica, quale viene proposta da Weitling e da altri operai-scrittori contro le condizioni presenti, qui si contrappone alla società borghese e al suo movimento una visione pienamente materialistica e più libera, non condizionata dai capricci del sentimento». Con la sua affermazione, Marx dissociava Weitling da quei “capi” dell’emigrazione tedesca in America, di cui insieme a Engels avrebbe parlato dopo non molto tempo nel testo, rimasto inedito, sui ‘Grandi uomini dell’esilio’. In esso confutarono i “grandi” personaggi, i quali, con Gottfried Kinkel in testa (seguito da Ruge, da Heinzen, da Harro Harring e da altri ancora, e soprattutto dal notabile di maggior rilievo, anche per il suo riuscito inserimento nella politica americana, Struve (115), continuavano a giocare alla rivoluzione e avevano dato vita, come ultimo atto, all'”agitazione americana” per il “prestito rivoluzionario” (116). Lo stesso Weitling aveva dedicato qualche attenzione alla faccenda del “prestito”, ingannato dall’aspettativa della rivoluzione sempre incombente (purché la si volesse) e non consapevole – osservava Marx – che i denari raccolti sarebbero probabilmente serviti a finanziare giornali di suoi oppositori, ad esempio Heinzen (117). Weitling – non tanto di persona quanto attraverso i propri collaboratori – dimostrò inizialmente qualche incertezza sulla “questione Marx”, anzi, in alcune occasioni la rivista parve sfuggirgli di mano. Così avvenne in una sorta di apprezzamento per Marx, inconsueto nella sua pubblicistica, ripreso in una corrispondenza anonima da Berna del 1° settembre 1850, dove, accanto a esatte informazioni sulle divisioni nella Lega dei comunisti (accompagnate da valutazioni erronee sui gruppi interni antagonisti), veniva segnalato: «A Londra ora fra i democratici tedeschi la miseria dev’essere grande, eppure, secondo i giornali, essi si sono scissi in quattro correnti, aventi come capifila Marx, Struve, Weitling e Heinzen. Marx è in ogni caso uno fra i tedeschi più intelligenti, come viene ora dimostrato dal suo nuovo mensile» (118)” (pag 349-351) [(1) Weitling, non appena sbarcato a New York, in breve tempo riuscì a dare alle stampe la nuova rivista mensile “Die Republik der Arbeiter”, il cui primo numero apparve nel gennaio 1850. Pur agendo in una situazione di costi crescenti, raccolse i dollari necessari per l’iniziativa e affrontò l’impresa difficile di dare alle stampe un giornale in lingua tedesca nella metropoli. Pubblicato il foglio, di persona lo vendette di casa in casa, a ‘un’ centesimo alla copia, riuscendo a ottenere nel giro di pochi giorni ben 400 sottoscrizioni di abbonamenti. Durante i primi mesi la rivista ebbe una tiratura di circa 1.000 copie per numero, poi salite a 2.000 e in seguito, a fine anno, a 4.000, con una quota rilevante di esemplari inviati negli Stati più lontani della Confederazione e in Europa. I giornali e periodici tedesco-americani accolsero con favore il nuovo periodico “operaio” e ne apprezzarono il taglio; esso, anzi, venne subito battezzato – con una denominazione accolta in Inghilterra da Marx e da Engels – ‘Arbeiterzeitung’ (gazzetta operaia) (v. pag 323); (114) K. Marx, [‘Redaktionelle Anmerkung zu dem Artikel “Die Schneiderei in London oder der Kampf des grossen un des kleinen Kapitals” von J.G. Eccarius], in ‘Neue Rheinische Zeitung. Politisch-ökonomische Revue”, 1850, 5-6, ora in K. Marx, F. Engels, ‘Werke’, vol VII, Dietz, Berlin, 1960, p. 416; (115) Cfr. G. von Struve, ‘Diesseits und Jenseits des Ozeans’, 4 voll., Streit Verlag, Coburg, 1863-64; (116) K. Marx F. Engels, ‘Die grossen Männer des Exils’, ora in Idd., Werke, vol. VIII, Dietz, Berlin, 1960, pp. 235 ss.; (117) Marx ad Adolph Cluss, a Washington, 30 luglio 1852, in K. Marx F. Engels, Opere, vol. XXXIX, Editori Riuniti, Roma, 1972, pp. 571-2; (118) La lettera era pubblicata unitamente ad altre, sotto il titolo generale ‘Korrespondenzen’, in ‘Die Republik der Arbeiter’, Oktober 1850, p. 151. Il “mensile” di cui si parlava era la “Neue Rheinischen Zeitung. Politish-ökonomische Revue”]