“Nell’articolo del 1912, ‘La socialdemocrazia e la guerra’, Landauer intervenne nuovamente nel dibattito interno al socialismo esprimendo un punto di vista antibellicista di carattere etico. Informato delle discussioni avvenute nel congresso internazionalista di Basilea, svoltosi il 24 e 25 novembre in concomitanza con la guerra nei Balcani, sottolineava che, a dispetto delle dichiarazioni «di grande effetto», i partiti socialdemocratici avevano confermato la loro disunione limitandosi a retoriche dichiarazioni di pace o spingendosi a pronunciare altisonanti espressioni di combattività (195). Secondo l’autore, l’incapacità di assumere una posizione coerente derivava dall’ostilità dell’ideologia marxista verso ogni prospettiva etica e dal suo acritico «realismo politico». La sua posizione, invece, esprimeva un’opposizione di principio al conflitto: «Il marxismo è per natura incline a ergersi contro ogni ideologia, contro ogni passione, contro ogni punto di vista etico. Per i marxisti non c’è alcuna ragione di principio contro la guerra, tale da far ricorso all’ideologia, alla passione, all’etica; neppure per i revisionisti. Le due tendenze sono entrambe orientate al realismo politico, che si pone sul terreno degli Stati esistenti, e non riconoscono l’internazionalismo quando si tratti dei «popoli senza storia» e di questioni economiche vitali per gli Stati» (196). L’anarchico notava che, oltre cinquant’anni prima, Marx ed Engels, sulla «Nuova Gazzetta Renana» e poi sull’omonima rivista, avevano addirittura confidato nella guerra quale mezzo per la realizzazione del socialismo. Li criticava sottolineando che le loro posizioni antirusse si basavano sulla convinzione che il socialismo potesse svilupparsi nel breve periodo; ugualmente, a suo avviso, la SPD assumeva un atteggiamento ambiguo verso la guerra perché credeva di non essere lontana dalla conquista del potere. Si trattava, però di un’analisi sbagliata – come la realtà avrebbe presto dimostrato – a cui si associava anche un errore teorico: la fiducia che il socialismo potesse realizzarsi attraverso l’azione del proletariato all’interno dello Stato portava necessariamente all’accettazione delle logiche di guerra, che per l’anarchico erano connaturate a esso (197). Egli reputava, al contrario, che l’etica dovesse guidare i lavoratori nella lotta contro ogni conflitto, un’etica fondata sulla necessità di salvare l’umanità dalla barbarie. Non collocando i loro giudizi nel quadro storico, Landauer non comprendeva che per Marx e per Engels la guerra dell’Europa civile contro la Russia, «ultimo baluardo della reazione», avrebbe scalzato i residui feudali, creando le condizioni per la lotta socialista del proletariato. Da un altro punto di vista però, l’interpretazione risuonava anticipatrice, poiché al momento dell’esplosione del conflitto mondiale il governo tedesco ebbe buon gioco nel far leva sui sentimenti antirussi della socialdemocrazia. Il 1° agosto, infatti, il giorno dell’invasione del Lussemburgo, il governo si premurò di far pervenire la dichiarazione di guerra allo Zar, senza la quale – riteneva la cancelleria – i socialdemocratici non avrebbero votato i crediti nella seduta parlamentare del 4 agosto 1914 (198). L’esplosione del conflitto mondiale sancì anche la fine dell’Alleanza socialista, che formalmente sopravvisse fino a quando il «Sozialist» poté continuare le pubblicazioni (marzo 1915). Il nazionalismo s’insinuò anche tra i militanti, e a nulla valsero gli sforzi di Landauer, che fu tra i pochi a tentare di animare il movimento pacifista in Germania. Il 31 luglio 1914, il giorno dell’assassinio di Jaurès, che pose fine a ogni speranza che il socialismo internazionale assumesse posizioni unitarie contro il conflitto, mentre era in visita alla famiglia a Karlsruhe, l’anarchico scrisse parole colme di disperazione (…)” (pag 378-379) [(195) Sul congresso di Basilea, cfr. G.D.H. Cole, ‘Storia del pensiero socialista’, cit., vol. III. La Seconda Internazionale, 1889-1914′, parte prima, pp. 108-111, e G. Haupt, ‘Le congrès manqué’, cit., in particolare il cap. 3, ‘Bâle: guerre à la guerre’, pp. 43-53; (196) G. Landauer, ”Die Sozialdemokratie und der Krieg’, cit., p. 181; (197) Ivi, p. 182; (198) Cfr. N. Merker, ‘La Germania’, cit., p. 365; G. Haupt, ‘L’Internazionale socialista dalla Comune a Lenin’, cit., p. 286]
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- Articolo pubblicato:28 Maggio 2025