“Nella ‘Prefazione’ alla seconda edizione de ‘Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte’ Karl Marx, tra gli scritti intorno alla figura di Luigi Napoleone quasi contemporanei al suo, segnala come degni di nota solo lo scritto di Proudhon ‘Coup d’état’ e quello di Victor Hugo ‘Napoléon le petit’. Ma, egli aggiunge: «Victor Hugo si limita ad una invettiva amara e piena di sarcasmo contro l’autore del colpo di stato. L’avvenimento in sé gli appare come un fulmine a ciel sereno. Egli non vede in esso altro che l’atto di violenza di un individuo. Non si accorge che ingrandisce questo individuo invece di rimpicciolirlo, in quanto gli attribuisce una potenza di iniziativa personale che non avrebbe esempi nella storia del mondo. Proudhon, dal canto suo, cerca di rappresentare il colpo di stato come il risultato di una precedente evoluzione storica; ma la ricostruzione storica del colpo di stato si trasforma in lui in una apologia storica dell’eroe del colpo di stato. Egli cade così nell’errore dei nostri cosiddetti storici ‘oggettivi’. Io mostro invece, come in Francia la ‘lotta di classe’ creò delle circostanze e una situazione che resero possibile a un personaggio mediocre e grottesco di far la parte dell’eroe» (64). Nella sua indagine Marx sostiene che la vittoria di Luigi Napoleone scaturisce dagli errori commessi dal governo provvisorio, formatosi dopo il febbraio. Esso si alienò il sostegno dei contadini che finirono con il trovare il Luigi Napoleone il loro più naturale rappresentante” (pag 38-39) [Adelina Bisignani, ‘Tocqueville e la democrazia in Europa’, Cet – Centro editoriale toscano, Firenze, 2012] [(64) K. Marx, ‘Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, ed. cit., pp. 35-36. Parole non molto diverse adopera Tocqueville nei ‘Ricordi’, quando definisce Luigi Napoleone un «uomo straordinario (straordinario non per il suo genio, ma per le circostanze che avevano potuto spingere tanto in alto la sua mediocrità» (‘Ricordi’, p. 234). E in una nota a margine a questa stessa pagina così lo descrive: «il y avait en lui deux hommes, je ne tardai pas à m’en apercevoir. Le premier était l’ancien conspirateur, le rêveur fataliste qui se croyait appelé a être le maïtre de la France et par elle à dominer l’Europe. L’autre était l’epicurien qui jouissait mollement du bien-être nouveau et des plaisirs faciles que lui donnait sa position presente et ne se souciait plus de la hasarder pour monter plus haut. Ces deux hommes dominaient alternativement en lui, mais jamais assez longtemps pour laisser prise» (A. de Tocqueville, ‘Souvenirs’, in Id. ‘Oeuvres’, ed. cit, vol. III, p. 1252, nota alla p. 919) [tr.: “C’erano due uomini in lui, me ne resi conto presto. Il primo era l’ex cospiratore, il sognatore fatalista che si credeva chiamato ad essere il padrone della Francia e attraverso di essa a dominare l’Europa. L’altro era l’epicureo che godeva del nuovo benessere e dei piaceri facili che la sua posizione attuale gli dava e non si preoccupava più di rischiare per salire più in alto. Questi due uomini si alternavano in lui, ma mai abbastanza a lungo da lasciarlo andare”]. Un’acuta analisi del bonapartismo è ora in C. Cassina, ‘Il bonapartismo o la falsa eccezione. Napoleone III, i francesi e la tradizione liberale’, Carocci, Roma, 2001; della stessa autrice si veda anche: ‘Alexis de Tocqueville e il dispotismo di “nuova specie”, in D. Felice (a cura), ‘Dispotismo. Genesi e sviluppo di un concetto filosofico-politico’, Liguori, Napoli, 2002, vol. II, pp. 515-543]
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- Articolo pubblicato:2 Aprile 2025