“L’eccezione immanente, la contraddizione strutturale scoperta da Marx – il proletariato – pur presentandosi come capace di compiere un «salto nella libertà», resta ancora interna alla «ferrea necessità» di un progetto, alla «coalizione metafisica» della moderna ricerca di sicurezza e ai suoi esiti di neutralizzazione tecnica (50). Così, nonostante la sua controinterpretazione del marxismo – che risulta una teoria non dell’economia ma della politica – Schmitt colloca il marxismo fra i problemi, e non fra le soluzioni: il marxismo è per lui un interlocutore intellettualmente privilegiato soltanto perché accenna a qualcosa – all’origine della politica – che è però coglibile solo con una strumentazione categoriale meno pregiudicata in senso classico proprio riguardo al tema della mediazione, scientifico-dialettica o discorsiva che sia; e ciò spiega l’ammirazione intellettuale di Schmitt per l’ancora più estremistico Bakunin, il cui furioso immanentismo lo porta, ma inconsapevolmente, al pensiero dell’autorità e della dittatura (51). In sintonia con parte della cultura del suo tempo, Schmitt è qui chiaramente influenzato da Sorel, come del resto il giovane Croce, anch’egli propenso a considerare la filosofia hegeliana un “‘condimento’, e non un buon condimento, del suo [scil. di Marx] pensiero, e a cogliere il valore di Marx nel suo essere, più che filosofo, ‘critico’ della società presente, (…) ‘storico’ di essa e (…) ‘politico’ del movimento proletario”; Schmitt è insomma spinto a forzare il marxismo, ad uscire da quel tanto di mediazione che ancora conserva, ad aprirlo su di una «teoria dell’azione politica immediata»: «il conflitto, del tutto reale e sanguinoso che qui [scil, nella lotta di classe] si instaura esige una modalità argomentativa e una costituzione spirituale diverse dalla costruzione hegeliana che, in fondo, resta sempre contemplativa (52). Il compito di uscire dallo hegelismo e dal marxismo – il compito, cioè, di pensare, ancora una volta, la «vita concreta», ovvero assecondare, col pensiero, l’ascesa agli estremi del «conflitto reale e concreto» – è assolto, per Schmitt, da Lenin e Trotzkij, nei quali il «razionalismo relativo alla separazione dei poteri» e il «razionalismo assoluto della dittatura pedagogica» cedono il passo ad una «teoria dell’uso immediato della violenza» e ad una «teoria dell’azione diretta» e della «lotta sanguinosa» (53)” (pag 544-545) [Carlo Galli, ‘Genealogia della politica. Carl Schmitt e la crisi del pensiero politico moderno’, Il Mulino, Bologna, 2010] [(50) Cfr. GLhP, p. 66 sul salto nella libertà e sulla «ferrea necessità»; ivi, pp. 68-69 su Hegel (su Hegel, negli stessi termini, cfr. anche D pp. 262-263); ivi, pp. 71-72 sul momento critico e sulla semplificazione; ivi, pp. 73 e 75 sull’autogaranzia marxista; ivi, p. 74 sulle figure mitiche; in GLhP p. 75 c’è la coalizione metafisica («metaphysischer Zwang»; ivi, p. 86 sul fatto che l’economia è il terreno dell’egemonia borghese; (51) Su Bakunin cfr. cap. VI, nota 77, nonché ‘ultra’, nota 57. Il convergere di Marx e Schmitt nella critica alla mediazione liberale – una critica che, come si è visto (cfr. cap. I), muove da diversi punti di vista, entrambi definiti ‘concreti’ (la contraddizione del modo di produzione borghese, per Marx, e la contraddizione originaria dell’epoca moderna, ovvero ‘il politico’, per Schmitt) – ha spinto a ipotizzare una vicinanza fra i modi argomentativi di Schmitt e quelli della Scuola di Francoforte sia in alcuni suoi esponenti storici, come Benjamin, Neumann, Kirchheimer sia nel giovane Habermas. (…); (52) La citaz. da Croce è tratta da ‘Carteggio Gentile-Croce’, in G. Gentile, ‘La filosofia di Marx’, a c. di V.A. Bellezza, Firenze, Sansoni, 1974, p. 253 (lettera di Croce del 21 agosto 1899); la citaz. di Schmitt è tratta da GLhP, p. 76; (53) La «vita concreta» e la «lotta sanguinosa» stanno in GLhP p. 76 (la prima anche in TP p. 41; ibidem anche il rinvio a Lenin e Trotsky] [Carl Schmitt: GLhP : ‘Die geistesgeschichtliche Lage des heutigen Parlamentarismus’ (1923, Berlin, Duncker, Humblot, 1979 (esiste una traduzione italiana del cap. IV col titolo ‘La teoria politica del mito’; TP ‘Teologia politica. Quattro capitoli sulla dottrina della sovranità’, in Cdp, pp. 27-86; CdP: ‘Le categorie del ‘politico”, Il Mulino, Bologna, 1972; D: ‘La dittatura. Dalle origini all’idea moderna di sovranità alla lotta di classe proletaria’ (trad. parz. dell’ed. or. ‘Die Diktatur. Von den Anfängen des modernes Souveränitätsgedankes bis zum proletarischen Klassenkampf’ (1921), Berlin, Duncker Humblot, 1989]