“Una base comune di discussione tra Proudhon e Marx era suggerita dalla loro tendenza all’analisi dei fatti, condotta oggettivamente e scientificamente. Circa lo scopo, perseguito allora da Marx, di formare un’organizzazione internazionale, che mettesse in rapporto per scambi di opinione socialisti tedeschi, francesi e inglesi, Proudhon fu invitato ad assumere nella stessa la parte del corrispondente francese. Alla lettera di invito di Marx del 5 maggio 1846 Proudhon rispose il 17 dello stesso mese accettando, ma sotto condizione irrinunciabile di non voler fare dell’associazione un’espressione di dogmatismo teorico e dei suoi corrispondenti delle guide autoritarie del movimento socialista. Proudhon aggiunge che la sua professione pubblica è quella dell’antidogmatismo economico assoluto. Nella lettera di Marx lo aveva urtato in particolare la tesi della sorveglianza da esercitare sugli scritti popolari e sulla propaganda socialista: scopo dell’associazione che egli non poteva tollerare, perché espressione del detestato principio di autorità. Al momento dell’azione, aveva detto inoltre Marx, l’informazione generale sul movimento socialista europeo sarebbe stata utile. Proudhon rispose che la rivoluzione, che non è se non una scossa violenta, in sostanza è una manifestazione di forza e di arbitrio, cioè una contraddizione. Preferisce far bruciare a fuoco lento la proprietà, piuttosto che darle maggior forza con una nuova notte di S. Bartolomeo dei proprietari. Inoltre gli operai francesi, assetati di scienza, non avrebbero potuto fare buona accoglienza a una coppa di sangue. I rapporti personali diretti tra Proudhon e Marx finirono con questo scambio di lettere. Un ulteriore strascico si avrà quando, dopo che Proudhon ebbe pubblicato nel 1846 l’opera ‘Système des contradictions économiques ou philosophie de la misère’ (‘Sistema delle contraddizioni economiche o filosofia della miseria’), Marx di getto scriverà una risposta, cui diede il titolo di ‘Misère de la philosophie’ (‘Miseria della filosofia’), nella quale critica con asprezza Proudhon con argomenti per lo più infondati. Ciò che irritava soprattutto Marx era il rifiuto di Proudhon di accettare il principio della lotta di classe. Per il resto sembra valida l’annotazione fatta da Proudhon sul suo esemplare della ‘Miseria della filosofia’ secondo cui il vero significato della critica di Marx consisteva nel suo rimpianto che Proudhon avesse pensato come lui e soprattutto lo avesse detto prima di lui. Con la citata opera sul ‘Sistema delle contraddizioni economiche’ Proudhon riprende la sua analisi della società, ai fini di svelarne le contraddizioni in tema di teoria del valore, divisione del lavoro, macchine, concorrenza, monopolio, imposta, bilancia commerciale, credito, proprietà individuale e collettiva, popolazione, lavoro. Ribadisce che l’economia politica, come il socialismo comunistico che ad essa si contrappone, è una disciplina che non poggia ancora su basi scientifiche, ma solo su contraddizioni: la prima è serva dell’abitudine, l’altro annunciatore di utopie” (pag 64-65) [Silvia Rota-Ghibaudi, ‘Il socialismo utopistico. Estratto dalla «Storia delle idee politiche, economiche e sociali» diretta da Luigi Firpo’, Utet, Torino, 1969]