“Nell’ambito del dibattito storiografico se Mill sia da definire un liberale o un socialista, è anche questione di un certo rilievo, e in passato vivacemente dibattuta, se e in quale misura Mill abbia conosciuto il pensiero di Marx e dei suoi seguaci. È vero sicuramente il reciproco, come dimostrano i numerosi riferimenti di Marx alle teoria di Mill nel ‘Capitale’ (73); e non sembrerebbe pensabile che il filosofo inglese, così attento al nascere e all’evolversi del socialismo europeo, non avesse avuto in alcun modo notizia, ad esempio, del ‘Manifesto del Partito comunista’, la cui prima edizione inglese era stata pubblicata nel 1850. In realtà mai Mill nei suoi scritti, e neppure nella corrispondenza, cita esplicitamente Marx o commenta dichiaratamente le sue teorie. E tuttavia una sua lettera scritta da Avignone il 4 marzo 1872 e indirizzata allo storico e critico danese Georg Brandes (74), nel chiarire le sue opinioni sulla prima Internazionale, fondata a Londra nel 1864, sembra offrire non equivoci indizi d’una diretta conoscenza del movimento marxista e delle sue posizioni all’interno del vasto arcipelago del socialismo europeo. «Voi mi domandate», scrive Mill a Brandes, «quale sia la mia opinione sull’Internazionale. Ebbene, io credo che questa associazione metta insieme una folla assai variegata di rappresentanti di tutte le scuole socialiste, dalle moderate alle estremiste. I membri inglesi, e io conosco parecchi fra i loro capi, mi sembrano in generale persone ragionevoli, che guardano soprattutto ai miglioramenti pratici della vita dei lavoratori, consapevoli delle difficoltà,, e non mossi da un odio pregiudiziale nei confronti delle classi di cui vogliono far cessare il predominio. Confesso che nei dibattiti del loro Congresso non ho trovato traccia di buonsenso se non nei delegati inglesi. Il fatto è che i miei compatrioti, per abitudine mentale, affidano la speranza di miglioramenti all’iniziativa individuale, allo spirito associativo dei privati piuttosto che all’intervento dello Stato. L’atteggiamento contrario, che prevale nel Continente, induce i riformatori a credere che basterà impadronirsi delle leve del governo per raggiungere immediatamente il loro scopo; e non soltanto i socialisti francesi, forse più moderati in fondo di tanti altri, ma più ancora i Belgi, i Tedeschi e persino gli Svizzeri, sotto l’influenza di qualche teorico russo, arrivano a pensare che basterà espropriare tutto il mondo, e abbattere tutti i governi esistenti, senza pensare minimamente, almeno per ora, a come sostituirli. Non li calunnio, anzi non faccio che ripetere ciò che ho letto nei loro giornali. Di conseguenza credo che il lato buono di quest’Associazione stia principalmente nei timori che suscita. Essa induce le classi che possiedono i beni del mondo a meditare sulla sorte che forse le attende in futuro se non si risolveranno a modificare le condizioni della società in senso favorevole alle grandi masse. Oggi la paura è ancora cattiva consigliera, come vediamo in Francia. Ma verrà un tempo in cui i problemi sociali saranno studiati con la reale volontà di trovare soluzioni migliori di quelle attuali. È dovere degli uomini illuminati, nell’attesa, preparare per quel tempo gli spiriti e i caratteri». È appunto da questa lettera (qui citata quasi integralmente per la sua importanza), che, seguendo le ipotesi di Feuer, si può dedurre un impatto di Mill con le iniziative marxiste nell’ambito della prima Internazionale. Quei «Tedeschi» membri estremisti dell’Associazione altri non sarebbe se non lo stesso Marx e il suo seguace Eccarius, che rappresentavano nel Consiglio generale i lavoratori della Germania (75); e del resto il famoso indirizzo inaugurale, il preambolo e le norme costitutive dell’Internazionale erano stati scritti da Marx” (pag 152-153) [Maria Teresa Pichetto, ‘Verso un nuovo liberalismo. Le proposte politiche e sociali di John Stuart Mill’, Franco Angeli, Milano, 1996] [(73) Marx apprezza il fatto che Mill tenti di armonizzare l’economia politica classica con le richieste dell’emergente classe lavoratrice e apprezza la sua attività politica a favore del proletariato inglese: cfr. L.S. Feuer, ‘John Stuart Mill and Marxian Socialism’, in ‘Journal of the History ideas’, X 1949, n. 2, pp. 297-303 (in particolare p. 299): A. Staniscia (‘J.S. Mill e il socialismo’, cit., p. 287) cita una lettera di Marx del 24 giugno 1865 dalla quale si deduce che avesse interesse a far conoscere le proprie idee a Mill, vivendo nella stessa città e avendo amici comuni; (74) J.S. Milla, Lettera a Georg Brandes, C.W., vol., XVII, pp. 1874-1875. Brandes (1842-1927) aveva anche tradotto in danese ‘The Subjection of Women’, pubblicata nel novembre del 1869; (75) L.S. Feuer, ‘J.S. Mill and Marxian Socialism’, cit., p. 298. Eccarius, grazie all’appoggio di Marx, divenne nel 1866 direttore del giornale dell’Internazionale “The Workmen’s Advocate”, che prese allora il nome di «Commonwealth» e sul quale, tra il novembre 1866 e il marzo 1867, scrisse una serie di articoli dal titolo ‘A Working Man’s Refutation of Some Points of Political Economy, endorsed and advocated by J.S. Mill’; Mill leggeva questo giornale, come pure “Bee-Hive”, organo ufficiale della ‘London Trades Council’, diretta da George Potter, sul quale uscirono nel 1867 delle traduzioni delle teorie di Marx. Inoltre Mill aveva scritto al consiglio generale dell’ ‘International Workingmen’s Association’ approvando il discorso di Marx del 23 luglio 1870 sulla guerra franco-prussiana (cfr. la lettera di Mill a H. Fawcett del 26 luglio 1870, C.W., vol. XVII, p. 1753 e H. Collins C. Abramsky, ‘K. Marx and the British Labour Movement’, London, 1965, pp. 178-179); è difficile a questo punto sostenere che Mill non conoscesse il pensiero di Marx]
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- Articolo pubblicato:22 Marzo 2025