“Ritengo che, nonostante questi e tutti gli altri tentativi, restino valide le critiche di Marx, di Engels e di Lenin alle dottrine anarchiche (13): è questo un discorso fatto innumerevoli volte, i confini del dibattito sono ovviamente mutati attraverso il tempo, ma l’elemento di divisione che persiste tuttora non è tanto quello delle diverse prospettive teoriche, ma quello dell’adesione alla concezione della lotta di classe, termine oltre il quale taluni teorici dell’anarchia si sono avventurati, ma altri no, affiancandosi così implicitamente al «nemico comune», secondo la definizione di Engels (14). Sull’altro argomento fondamentale, il problema della sopravvivenza o meno dello Stato nella società futura, i margini della differenziazione sono meno rigidi, ma non perciò meno evidenti. Lo stesso Engels chiarisce la questione, allorché parla di «graduale dissoluzione» e di «sparizione» dello Stato, ma sempre dopoché questo sia stato conquistato dal proletariato, per usufruirne onde riorganizzare dalle fondamenta la società. L’anarchismo rovescia invece il ragionamento, e proprio in questo sta il suo fallimento; scrive ancora Engels: «Gli anarchici pongono la questione sulla testa. Dichiarano che la rivoluzione proletaria dovrebbe ‘cominciare’ allorché essa abolisce l’organizzazione dello Stato. Ma l’unica organizzazione, che il proletariato vincitore trova pronta, è proprio lo Stato. Esso può aver bisogno di trasformazioni, prima di poter adempiere alle sue nuove funzioni. Ma distruggerlo in un solo tale istante significa distruggere l’unico organismo, per mezzo del quale il proletariato vincitore può far valere la sua potenza appena conquistata, tener a freno i propri oppositori capitalistici e avviare quella rivoluzione economica della società, senza della quale l’intera vittoria si concluderebbe con una sconfitta e con una rotta di massa della classe operaia, com’è accaduto dopo la ‘Commune’ di Parigi» (15)”
(pag 15) [Gian Maro Bravo, Gli anarchici. Introduzione, Tipografia Torinese Editrice, Torino, 1971] [(13) Rinvio genericamente a tutti gli scritti di Marx e di Engels polemici verso gli anarchici, e in particolare alla raccolta in italiano: K. Marx F. Engels, ‘Contro l’anarchismo’, Roma, 1950. Di Lenin si veda il notissimo (e ristampato numerose volte, anche in italiano) scritto ‘Stato e rivoluzione’. Sul dibattito cfr. anche ‘La Première Internationale. L’institution, l’implantation, le rayonnement’, Paris, 1968, passim; (14) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a F. Walter, 21 dicembre 1888, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVII, p. 126; (15) Cfr. la lettera di Engels, da Londa, a Philip Van Patten, a New York, 18 aprile 1883, in K. Marx F. Engels, ‘Werke’, Berlin, 1967, vol. XXXVI, pp. 11-12]