Le condizioni della vittoria delle masse nella guerra civile contro gli oppressori sono in fondo semplicissime: 1. I combattenti dell’esercito rivoluzionario debbono avere piena coscienza di battersi per la loro completa emancipazione sociale e non per il ristabilimento della vecchia forma (democratica) di sfruttamento. 2. La stessa convinzione la devono avere gli operai e i contadini sia nelle retrovie dell’esercito rivoluzionario che nelle retrovie dell’esercito avversario; 3. La propaganda sul proprio fronte, sul fronte dell’avversario e nelle retrovie dei due eserciti deve essere completamente imbevuta dello spirito della rivoluzione sociale. La parola d’ordine «prima la vittoria, poi le riforme» è la formula di tutti gli oppressori e sfruttatori, a cominciare dai re biblici per finire con Stalin. 4. La vittoria è determinata dalle classi e dagli strati sociali che partecipano alla lotta. Le masse devono avere un apparato statale che esprima direttamente e immediatamente le loro volontà. Un simile apparato non può essere costituito se non dai Soviet dei deputati operai, contadini e soldati; 5. L’esercito rivoluzionario deve non solo proclamare, ma realizzare immediatamente nelle province conquistate le misure più urgenti della rivoluzione sociale: espropriazione e distribuzione agli indigenti delle riserve di prodotto alimentari, di manufatti ecc., ridistribuzione degli alloggi a vantaggio dei lavoratori e soprattutto delle famiglie dei combattenti, espropriazione della terra e degli attrezzi agricoli a vantaggio dei contadini, instaurazione del controllo operaio sulla produzione e del potere sovietico al posto della vecchia burocrazia; 6. Dall’esercito rivoluzionario devono essere cacciati spietatamente i nemici della rivoluzione socialista, cioè gli sfruttatori e i loro agenti, anche se si coprono con la maschera di «democratici», di «repubblicani», di «socialisti» o di «anarchici»; 7. Alla testa di ogni divisione deve esserci un commissario di una autorità irreprensibile come rivoluzionario e come combattente; 8. In ogni divisione militare; deve esserci un nucleo compatto costituito dai combattenti più devoti, raccomandati dalle organizzazioni operaie. I membri di questo nucleo hanno un solo privilegio, quello di essere i primi sulla linea del fuoco; 9. Gli organi di comando comprendono necessariamente nei primi momenti molti elementi estranei e poco sicuri. Il loro controllo e la loro selezione devono essere fatti sulla base dell’esperienza militare, delle dichiarazioni fornite dai commissari e dei giudizi dei semplici combattenti. Nello stesso tempo si deve fare il possibile per formare dei comandanti provenienti dalle file degli operai rivoluzionari. 10. La strategia della guerra civile deve combinare le regole dell’arte militare con i compiti della rivoluzione sociale. Non solo nella propaganda, ma anche nelle operazioni militari, è necessario tenere conto della composizione sociale dei diversi settori dell’esercito avversario (volontari borghesi, contadini mobilitati o, come è il caso per Franco, schiavi coloniali) e quando si scelgono le linee di operazione si deve considerare la natura sociale delle vaste regioni del paese (regioni industriali, contadine, rivoluzionarie o reazionarie, regioni abitate da nazionalità oppresse ecc.). In breve, la politica rivoluzionaria domina la strategia; 11. Il governo rivoluzionario, come comitato esecutivo degli operai e dei contadini, deve sapersi conquistare la fiducia dell’esercito e della popolazione lavoratrice; 12. La politica estera deve avere come principale obiettivo quello di ridestare la coscienza rivoluzionaria degli operai e dei contadini e delle nazionalità oppresso del mondo intero” (pag 196-197) [‘Le condizioni della vittoria nel giudizio di Trockij’, fonte ‘L. Trockij, La Terza Internazionale dopo Lenin’, Schwarz, Milano, 1957, pp. 290-91, (in) Gabriele Ranzato, ‘Rivoluzione e guerra civile in Spagna, 1931-1939’, Loescher editore, Torino, 1975]