“Ciò che qui interessa segnalare è invece il fatto che – a prescindere dalla correttezza o meno dei giudizi espressi su Robespierre – la «dictature révolutionnaire» (424), nell’impostazione di Jaurès, ha la sua giustificazione storica proprio per aver aperto in modo irreversibile il cammino della democrazia. Avendo svolto tale funzione, essa è un elemento consumato e irrepetibile e non rientra tra gli aspetti normativi della rivoluzione francese (425). Esemplare al riguardo l’interpretazione che nelle ‘Observations’, poste alla fine del primo volume (‘Histoire socialiste de la Révolution francaise’ (1900-1903), ndr), Jaurès dà di un passo della ‘Critica del Programma di Erfurt’ di Engels, richiamato con tutt’altro significato anche da Lenin in ‘Stato e rivoluzione’ (426), Jaurès interpreta l’espressione «dictature du prolètariat», usata da Engels a proposito della Repubblica dell’anno II, non come prefigurazione di un modello di organizzazione del potere di classe, ma nel senso generico di progressiva importanza assunta dalla «crossiance ouvrière» nelle vicende del 1793-1794 (427)” (pag 81-82) [Cesare Vetter, ‘Il dispotismo della libertà. Dittatura e rivoluzione dall’Illuminismo al 1848’, Franco Angeli, Milano, 1993] [(424) Jaurès, per caratterizzare l’impostazione di Robespierre, usa l’espressione «dictature de la France révolutionnaire appuyée sur Paris» (Histoire socialiste, cit. I, VI, p: 192). Il paragrafo conclusivo del capitolo III del tomo VI recita ‘Robespierre et la dictature révolutionnaire’ (ibidem, p.278); (425) La notazione secondo cui in Jaurès «… alcuni aspetti della Rivoluzione vengono generalizzati e acquistano un senso normativo, altri no…» si trova in G. Manacorda, ‘Prefazone’ a J. Jaures, ‘Storia socialista della Rivoluzione francese’, I, ‘La Costituente’, Milano, 1953, p. LVII; (426) Cfr. Manacorda, ‘Prefazione’, cit., pp. XLVII ss., e nota 2 all’ ‘Introduzione critica’, ivi, p. 4; (427) J. Jaurès, ‘Histoire socialiste’, cit., t. I, seconda parte, pp. 460-461: «Engels à ecrit que la République démocratique avait été, en 1793, l’instrument de la dictature du proletariat. En quel sens et dans quelle mesure cela est-il vrai? Par quelles réactions multiples, innombrables, des phénomènes politiques sur les phénomènes économiques et de ceux-ci sur ceux-là a-t-elle pu se préparer? Voilà ce que j’ai tenté de noter de jour en jour (…) et plus j’ai approfondi le mouvement révolutionnaire, plus je me sui convaincu que la démocratie avait, par elle même, une vertu socialiste, qu’elle favorisait e suscitait la croissance ouvriere…». Nella ‘Préface’ a ‘Études socialistes’ (1901), Jaurès cita il sopraricordato passo di Engels a sostegno della tesi secondo cui «… La République est (…) la forme politique du socialisme: elle l’annonce, elle le prépare, elle le contient même déjà en quelque mesure, puisque seule elle y peut conduire par una évolution légale, sans rupture de continuité…» (J. Jaurès, ‘Études socialistes’, Paris-Genève, 1979, p. LXIII). Per l’interpretazione di Lenin cfr. ‘Stato e rivoluzione’ (1918), in ‘Opere scelte’, 6 voll, Roma-Mosca, 1975, vol. IV, p. 285]
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- Articolo pubblicato:19 Dicembre 2024