“Nel 1920 compare ‘Social Forces in American History’, di Algie M. Simons, un testo di storia sociale in chiave marxista e «ortodossa». Simons prende posizione anche sulla guerra civile (21). La sua tesi è semplice. Lo sviluppo del Nord Ovest capitalista segnerà il destino del Sud che, quando vide la vittoria elettorale conseguita nel 1860 dai repubblicani, non poté che decidersi per la secessione. «La guerra civile, perciò, fu una semplice disputa per potersi assicurare il possesso del bastone di comando del governo nazionale». Naturalmente Simons combatte la tesi tradizionalista: «Dire che il partito repubblicano o che la guerra civile fu fatta per abolire la schiavitù come tipo di proprietà mobiliare, non è altro che ripetere una favola inventata circa una decina di anni dopo la fine della guerra come modo per giustificare il partito della plutocrazia e per mantenere la sua superiorità» (22). Una simile analisi non è che una semplificazione, e diciamo pure banalizzazione di quanto aveva detto Marx. Innanzi tutto Marx non si era limitato ad affermare che «la guerra civile fu combattuta perché la classe capitalista possa comandare» (23). Come già aveva fatto quando si era addentrato nell’indagine empirica circa i fatti di Francia (per esempio: il termine teorico «classe dirigente borghese» era stato usato come correlato di termini descrittivi diversi, ognuno dei quali copriva ben definiti settori della realtà sociale, cioè la borghesia terriera, quella finanziaria e quella industriale, tutte distinte dal gruppuscolo di repubblicani idealisticheggianti che non apparteneva alla borghesia capitalistica in virtù della sua base economica, ma che faceva comunque parte della borghesia), nella sua relazione sulle cause della guerra civile, Marx ci dà il quadro di una realtà molto più complessa. È lo stesso Marx, per esempio, che ci dice come il primo candidato del partito repubblicano, Frémont, fosse un pro-abolizionista (sottolineando così un elemento ideologico). Inoltre, nella descrizione che Marx compie per mettere in luce le cause della guerra civile e nell’analisi ove indica i risultati della medesima, egli non confonde i due livelli di argomentazione: nella sua analisi cioè, il senso di un processo (che si può cogliere muovendo dal suo risultato) non si trasforma nella sua causa. Marx mostra di intendere benissimo che la scelta della «conseguenza terminale» di una serie di eventi attiene al livello della interpretazione (vale a dire: intende che la scelta delle conseguenze terminali diverse riguardanti un medesimo periodo storico esprime la diversità delle angolazioni interpretative), laddove la determinazione delle connessioni causali attiene invece al livello della spiegazione. La scelta di Frémont, la piattaforma elettorale del partito repubblicano per le elezioni del 1860, favorevole a proibire una ulteriore estensione della schiavitù, pur comparendo come cause attinenti all’«elemento soggettivo» nel processo di eventi, non possono non essere annoverate come cause della secessione. La confusione di causa con effetto, compiuta da Simons, provocherà una critica troppo facile da parte della storiografia antimarxista. Se il risultato della guerra civile portò a una crescita di potere da parte dei «capitalisti del Nord», e se ciò, come fa Simons, è interpretato come la causa della guerra civile, diventerà poi un gioco invalidare la spiegazione – e molti storici lo tenteranno – mostrando che forse la guerra non fu così benefica per il Nord; ma mostrando, anzi, con dati probanti, che ne ritardò lo sviluppo. Naturalmente, chi seguiva questa interpretazione escludeva in anticipo la possibilità di una pianificazione nei tempi lunghi da intendersi come variante della «teoria del complotto»: una pianificazione che da un lato prevedesse la consapevolezza da parte della maggioranza che la proibizione dell’estensione della schiavitù avrebbe implicato la fine della società schiavista e dall’altro accettasse il ritardo dello sviluppo, in vista di un bene maggiore garantito dalla futura unificazione del sistema” (pag XXVIII-XXX) [Enrico M. Forni, Introduzione a ‘De America’. Volume primo, Silva editore, Roma, 1971] [(21) Algie Simons, ‘The Civil War and the Class Struggle’, in “Causes of the Civil War” (a cura di Kenneth Stamp), Englewood Cliffs, 1959; (22) Id., op. cit., p. 61; (23) Id., op. cit., p. 62. Vedi su Simons: W.A. Glaser, ‘Algie Martin Simons and Marxism in America’, in “Mississippi Valley Historical Review’, vol. XLI, 1954]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:1 Ottobre 2020