“Marx ed Engels ripresero da Hegel l’idea che la storia non è una raccolta di azioni immaginarie di uomini immaginari, un cumulo di nodi fatti, un seguito assurdo di avvenimenti sconnessi. La ideologia della trasformazione del mondo, la concezione secondo cui nella storia è possibile influenzare efficacemente gli avvenimenti fondandosi sulla conoscenza delle interrelazioni, viene fondata da Marx ed Engels sulla legge del movimento della storia, con cui essi spiegano la successione delle formazioni sociali e il ritmo di questa successione. I rapporti in cui gli uomini vivono e si procurano il sostentamento, fortemente condizionati dal fatto che i mezzi di produzione fondamentali appartengono agli uni invece che agli altri, essi li hanno definiti rapporti di produzioen; gli utensili e strumenti che gli uomini producono quando affrontano la natura, i metodi, le conoscenze e le forme di lavoro cui è legato il perfezionamento di questi mezzi di lavoro, essi li hanno definiti forze produttive. Ora la legge di movimento dice che nella storia delle formazioni sociali umane continuamente si avvia e afferma una concordanza dei rapporti di produzione con il grado di sviluppo delle forze produttive, che alla fine i rapporti di produzione devono adattarsi allo sviluppo delle forze produttive. Nella celebre prefazione alla ‘Critica dell’economia politica’ Marx scrisse: «Nella produzione sociale della loro esitenza gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali… A un dato punto del loro sviluppo le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzionme esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (il che è l’equivalente giuridico di tale espressione) dentro dei quali esse forze per l’innanzi s’erano mosse… E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale» (1). Se prescindiamo dal complicato problema delle forme miste e di quelle di transizione e, schematizzando, semplificando, trascurando le particolarità dei modi di produzione asiatici dell’antichità, su cui Marx ha richiamato l’attenzione, intendiamo la comunità primitiva, la schiavitù, il feudalesimo, il capitalismo e il socialismo come formazioni sociali generalissime, noi a distanza di cento anni dalla formulazione della legge del movimento non abbiamo una spiegazione più plausibile del ricambio di queste formazioni, della sua traiettoria e del fatto che a causa del ritmo autoaccelerato dello sviluppo delle forze produttive, tale ricambio si è verificato con un ritmo sempre più rapido.Marx ed Engels, sebbene occasionalmente abbiano paragonato l’azione della legge del movimento a un «processo della natura», e l’abbiano definita «legge naturale» del movimento sociale, tuttavia hanno sottolineato abbastanza spesso che si deve usare estrema cautela nel paragonare tendenze storiche e leggi naturali” (pag 18-19) [Franz Marek, ‘Filosofia della rivoluzione. Contributo a un’antologia delle teorie della rivoluzione’, Editori Riuniti, Roma, 1967] [(1) K. Marx, F. Engels, ‘Opere scelte’, Roma, Ed. Riuniti, 1966, pp. 746-747]
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- Articolo pubblicato:21 Novembre 2024