“E poco più tardi, in uno scritto che formerà la prima parte di un violento ‘pamphlet’ su «la teologia politica di Mazzini (11), [Bakunin] aveva rincarato la dose, definendolo «il grande prestigiatore dell’Italia», e facendone un acchiappanuvole «idealista fino al midollo delle ossa», che guarda il mondo «attraverso il prisma della sua immaginazione ossessionata dai fantasmi divini» e pretende di affidarsi al «metodo più facile delle allusioni ingegnose e delle affermazioni azzardate» (12). I motivi di un contrasto così acceso e insanabile erano parecchi, perché Bakunin, soprattutto dopo la Conferenza di Londra del settembre ’71, si troverà impegnato in un difficilissima battaglia politica su due fronti. Da una parte, contro Marx, che attraverso il controllo del Consiglio Generale aveva in mano i poteri dell’Internazionale e veniva sempre più ai ferri corti con la frazione «collettivista e anti-autoritaria» dei gruppi svizzeri, concentrati sulle montagne del Giura (pronti a difendere con accanimento la strategia del loro ‘leader’ anarchico); e dall’altra parte, contro Mazzini, che continuava a denunciare ai quattro venti il pericolo del socialismo materialista e cercava di mettere l’alt alla crescente propaganda dei nuclei filo-internazionalisti (cui dava man forte Garibaldi, col suo confusionario disegno di mettere insieme i massoni e le società operaie, i democratici e i razionalisti, i vecchi repubblicani e le fratellanze artigiane). E non era un caso fortuito che l’Emilia Romagna si trovasse al centro di un dibattito tutt’altro che semplice da risolvere: qui i mazziniani avevano salde radici, che risalivano alle lotte del periodo risorgimentale, ma da un po’ di tempo, fallita anche la speranza di Roma capitale in un’Italia repubblicana, si trovavano di fronte l’agguerrita concorrenza dei primi socialisti anarchici, decisi a far piazza pulita di ogni nostalgia istituzionale, per puntare con tutti i mezzi sulla rivoluzione sociale (13). Contatti, diretti o epistolari, Bakunin ne aveva avuti numerosi, soprattutto dopo il soggiorno italiano tra il 1864 e il ’67; anzi, dal ’71, ormai in rotta con Marx, li aveva intensificati, per disporre di una rete organizzativa che poteva consolidarsi proprio nelle zone romagnole” (pag 44-46) [Arturo Colombo, ‘Bakunin e la polemica anti-mazziniana’ (pag 43-55) (in) Id., Teorie politiche e dialettica democratica. Saggi di storia e politica’, Ist. Edit. Cisalpino-Goliardica, Milano, 1974] [(11) Cfr. l’originale «L’internationale et Mazzini», in ‘Bakounine et l’Italie’, I parte, cit., pp. 19-77. In italiano se ne veda l’edizione ‘La teologia politica di Mazzini e l’Internazionale’, a cura di Pier Carlo Masini, Bergamo, 1960; (12) ‘Bakounine et l’Italie’, cit., p. 30-32. Nel caratteristico stile polemico e provocatorio Bakunin aggiunge che Mazzini «vivendo in una perpetua illusione, e non considerando il mondo che attraverso il prisma della sua immaginazione ossessionata, dai fantasmi divini, ha sempre esagerato le forze del suo partito e la debolezza dei suoi nemici» (p. 30); (13) Su queste polemiche fra gli opposti gruppi, che proprio in Italia si richiamavano a Bakunin e a Mazzini, oltre ai classici lavori di Nello Rosselli, ‘Mazzini e Bakunin: dodici anni di movimento operaio in Italia dal 1864 al 1872’, Ginevra, 1928, cfr. Leo Valiani, ‘Storia del movimento socialista’, Firenze, 1951, Aldo Romano, ‘Storia del movimento socialista in Italia’, 3 voll., Roma, 1954-56, Richard Hostetter, ‘The Italian Socialist Movement: Origins (1860-1882)’, Princeton, New York, 1958 (tr. it. ‘Le origini del socialismo italiano’, Milano, 1963), Pier Carlo Masini, ‘Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta’, Milano, 1969 (dello stesso Masini, ‘La Prima Internazionale in Italia. Problemi di revisione storiografica’, in ‘Il movimento operaio e socialista. Bilancio storiografico e problemi storici’, Atti del Convegno di Firenze del 1963, Milano, 1965, pp. 85 segg.). Vedi inoltre Gino Cerrito, ‘Le origini del socialismo in Italia: il primo decennio di attività del movimento anarchico italiano’ nel numero speciale per il Centenario della Conferenza di Rimini della rivista “Volontà”, 1972, n. 5, pp. 325 segg.]