“Il problema della genesi e dello sviluppo della teoria del feticismo di Marx non è ancora stato esaminato. Va notato che Marx, mentre sottolinea abbondantemente i precedenti della teoria del valore-lavoro presenti nelle teorie dei suoi predecessori (nei tre libri delle ‘Teorie del plusvalore’), è al contrario avaro di citazioni per quel che riguardo la teoria del feticismo. Nel III libro delle ‘Theorien über den Mehrwert’ (1910, pp. 354-355) Marx cita un precedente di essa nell’opera di Hodgskin: si tratta però di un riferimento troppo generico, riguardo a un problema del tutto particolare. Così, mentre i rapporti tra la teoria marxiana del valore e le concezioni degli economisti classici sono stati discussi a lungo dalla letteratura economica, anche se con scarso successo, lo sviluppo delle idee di Marx sul problema del feticismo non ha mai attirato attenzione di sorta. Alcune osservazioni in proposito le troviamo nel libro di Hammacher sopra citato. Per Hammacher le origini della teoria del feticismo sono puramente «metafisiche». Marx avrebbe trasferito al campo dell’economia le idee di Feuerbach sulla religione. Per Feuerbach la religione è un processo di “auto-alienazione” dell’uomo, che trasferisce la sua essenza a un mondo estraneo, la trasforma in dio, si separa da essa. Marx applica dapprima questa teoria della “alienazione” ai fenomeni della ideologia: «l’intero contenuto della coscienza rappresenta un’alienazione rispetto alle condizioni economiche reali, con cui si spiega il fenomeno della ideologia» (2). In seguito estende la teoria al campo dei rapporti economici, rivelandone la forma materiale «alienata». Scrive Hammacher: «in tutte le epoche storiche precedenti il modo di produzione stesso della società rappresentò una universale auto-alienazione; i rapporti sociali divennero ‘cose’, rapporto si espresse cioè solo in forma reificata. In tal modo la teoria di Feuerbach della alienazione riceve un nuovo significato» (3). «Come per Feuerbach nella religione si esprimono in forma alienata i bisogni reali dell’uomo, così accade per Marx ai rapporti economici nella vita sociale» (4). La teoria marxiana del feticismo rappresenta insomma una «sintesi originale di Hegel, Feuerbach e Ricardo» (5), con particolare riguardo, come abbiamo visto, per Feuerbach. Essa non fa che trasferire al campo della economia politica la sua concezione filosofico-religiosa della alienazione. Ma allora non può in alcun modo contribuire a una comprensione dei fenomeni economici in generale e della forma di merce in particolare. «Le origini metafisiche della teoria del feticismo sono la chiave per comprendere la teoria di Marx, ma non ci fanno progredire nella conoscenza scientifica della forma di merce». La teoria del feticismo contiene una rilevante «critica della cultura contemporanea», una cultura reificata che reprime la vita umana autentica; ma «in quanto teoria economica del valore, è una teoria errata» (7). «Inutilizzabile da un punto di vista economico, la teoria del feticismo si trasforma in una apprezzabile teoria sociologica (8)». Questa conclusione di Hammacher dipende dal fraintendimento circa le pretese origini «metafisiche» della teoria. Egli fa riferimento alla ‘Sacra famiglia’, un’opera scritta da Marx ed Engels alla fine del 1844, quando i due erano ancora sotto l’influenza delle idee del socialismo utopico, e in particolare di Proudhon. In quest’opera troviamo in embrione la concezione del feticismo, nella contrapposizione tra i rapporti «sociali» o «umani», e la loro forma materializzata, «alienata». Si tratta di una contrapposizione ricorrente nei socialisti utopisti, che dipende dalla loro valutazione del sistema capitalistico. Per loro, ciò che caratterizza il sistema è che il lavoratore deve «auto-alienare» la propria personalità, mentre «aliena» il prodotto del suo lavoro e si priva di esso. In questa duplice alienazione si esprime il dominio delle «cose», del capitale sull’uomo, sul lavoratore” (pag 98-100) [Isaak Illich Rubin, ‘Sulla teoria del feticismo in Marx. (preceduto da ‘Introduzione a Rubin’ (A.V.). (Materiali)’, Aut Aut, Milano, n. 138, novembre-dicembre 1973, pag 89-104] [(1) E. Hammacher, ‘Das philosophisch-ökonomische System des Marxismus’, Leipzig, 1909; (2) Ivi, p. 233; (3) Ivi, p. 233; (4) Ivi, p. 234; (5) Ivi, p. 235; (6) Ivi, p. 544; (7) Ivi, p. 546; (8) Ivi, p. 661]