“Più ponderata in effetti la lettera successiva, dove Marx ridicolizzava sia Bonaparte che cantava la “Marseillaise”, sia Bismarck che cantava “Jusus meine Zuversicht – Gesù speranza mia sicura” (sorta di “deutsche ‘Marseilleise’); per aggiungere però che l’infatuazione nazionalista aveva per fortuna riguardato solo la “Mittelklasse” mentre la “Arbeiterklasse” ne era rimasta immune (4) (in verità non poteva essere così, addirittura nell’Internazionale ci furono irrigidimenti nazionalisti, Marx se ne accorse presto a sue spese (5)). Donde  la conclusione che valeva per entrambe le parti in conflitto: “per fortuna la ‘war of classes’ è sviluppata in entrambi i paesi, Francia e Germania, al punto che nessuna guerra ‘abroad’ può far tornare seriamente indietro la ruota della storia – das Rad der Geschichte – (6). Marx era dunque ottimisticamente convinto che la “Geschichte” fosse andata comunque molto avanti, praticamente in tutta Europa, in fatto di maturazione e autonomia politica della “Arbeiterklasse” (ma abbiamo visto le polemiche entro l’Internazionale. Merita attenzione una lettera dell’8 agosto dove, alla luce dei successi tedeschi, Marx svolgeva alcune considerazioni lungimiranti sulla situazione francese. Un Napoleone sconfitto  avrebbe dovuto necessariamente dimettersi, a quel punto “lo stato delle cose” di Francia sarebbe stato drammatico. “Se a Parigi scoppierà una rivoluzione, rimane il problema se hanno i mezzi e i capi per opporre una resistenza seria ai prussiani” (7). Qualcosa che anticipava genialmente quanto sarebbe accaduto con la Comune di Parigi. Una “rivoluzione” certo, ma avevano “i mezzi e i capi” per vincere e consolidarsi? Tanto più, aggiungeva Marx, che “difficilmente si è autorizzati a contare sull’eroismo rivoluzionario” (8). Come sempre la guerra pone le coscienze più avvertite del movimento operaio di fronte a decisivi (e per lo più insormontabili) problemi di ordine strategico ed ‘esistenziale'” (pag 49) [(4) Da segnalare che il Consiglio Generale dell’Internazionale di cui Marx era ‘magna pars’, aveva pubblicato il 23 luglio un ‘Primo Indirizzo’ dell’Internazionale sulla guerra, con una condanna del fatto in sé della guerra (…); (5) In una lettera ad Engels dell’agosto scriveva: “Bakunin ha diffuso la voce che io sono un ‘agente di Bismarck – mirabile dictu!” (Marx ad Engels, 3 agosto 1870, ivi, p. 120); mentre un delegato francese era arrivato a denunciare “‘quanto’ mi aveva pagato Bismarck, cioè 250.000 franchi”. Considerata la “tirchieria prussiana”, ironizzava Marx, “una valutazione decente!”; (6) Marx ad Engels, 28 luglio 1870, ivi, p. 108; (7) Marx ad Engels, 8 agosto 1870, ivi, p. 123; (8) Engels dava invece una lettura più semplificata, “tutto si sfascia da sé” a seguito della sconfitta militare, “pare che la rivoluzione sarà resa molto facile alla gente” (Engels a Marx, 10 agosto 1879, ivi, p. 126)] [Fabio Vander, ‘La logica delle cose. La rivoluzione in Occidente nel carteggio Marx-Engels. 1844- 1883’, Mimesis, Milano, 2021]
“Abbiamo già ricordato che nel carteggio Marx-Engels c’è un grave ‘vulnus’ documentale. Un ‘salto’ addirittura dalle ultime lettere del settembre 1871 alla ripresa dei documenti disponibili nel maggio 1873 (ma in verità anche il ‘corpus’ di lettere del decennio 1873-1883 è molto lacunoso). Ma una lettera di Engels permette comunque di istituire un nesso diretto fra le problematiche della Comune e quelle del periodo immediatamente successivo. Trattava infatti della crisi del governo Thiers a Parigi, che a detta di Engels poteva produrre esiti neo-bonapartisti, con rischio addirittura di “restaurazione dell’ ‘empire'” (15). Marx avrebbe risposto qualche giorno dopo sostenendo che invece a suo dire la “catastrofe francese” non avrebbe portato ad una “restaurazione” bonapartista; questa volta infatti non essendoci un pericolo rivoluzionario come con la Comune, non era alle viste “nessuna catastrofe violenta” e tutto si sarebbe risolto in beghe parlamentari entro il ceto di governo (16)” (pag 59-60) [(15) Engels a Marx, 26 maggio 1873, in Marx-Engels, Carteggio 1870-1883, VI, cit, p. 171; (16) Marx a Engels, 31 maggio 1873, ivi, pp. 175-176] [Fabio Vander, ‘La logica delle cose. La rivoluzione in Occidente nel carteggio Marx-Engels. 1844- 1883’, Mimesis, Milano, 2021]