“Nel c. V del I Libro del ‘Capitale’, Marx aveva scritto: “Se si considera l’intero processo lavorativo dal punto di vista del suo risultato, mezzo di lavoro e oggetto di lavoro si presentano entrambi come mezzi di produzione, e il lavoro stesso si presenta come ‘lavoro produttivo'” e aveva aggiunto: “Questa definizione del  lavoro produttivo, come risulta dal punto di vista del processo lavorativo semplice, non è affatto sufficiente per il processo di produzione capitalistico”. Ed infatti, nel c. XIV del I Libro, Marx aveva precisato: “Il concetto di operaio produttivo non implica dunque affatto soltanto una relazione fra attività ed effetto utile, fra operaio e prodotto del lavoro, ma implica anche un rapporto di produzione specificamente sociale, di origine storica, che imprime all’operaio il marchio di mezzo diretto di valorizzazione del capitale”. Sempre Marx aveva infine racchiuso in una felice ‘boutade’ la più profonda contraddizione dell’economia capitalistica: “dunque, esser lavoratore produttivo non è una fortuna ma una disgrazia” (K. Marx, Il Capitale, Libro I, 2, sez V. p. 221)” [Giulio Pietranera, ‘La teoria del valore e dello sviluppo capitalistico in Adamo Smith’, 1963]