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“Il primo tentativo, degno di nota, di combattere con principii scientifici la continua tendenza alla sopra-popolazione, lo si trova in Sadler: ‘La legge di popolazione’ (1830). Secondo lui, col crescere del numero della popolazione, diminuisce la sua fecondità. Egli ha quest’opinione che il cibo sobrio e il duro lavoro aumentino la forza generativa, e che, al contrario, la vita agiata e il copioso nutrimento la indeboliscano. A prova di ciò, egli addita le morti numerose delle famiglie nobili inglesi. (…) Già Adamo Smith era naturalmente di questo parere, senza venire però a queste conseguenze. «La miseria, egli dice, distoglie ovunque dai matrimoni, ma non li impedisce in modo assoluto. Pare che invece essa favorisca la prolificazione. Una montanara mezzo affamata non di rado madre d’una ventina di figli; mentre la dama ben nutrita e raffinatamente curata è impotente a partorirne uno, uno solo, o, al massimo, rimane esaurita dopo due o tre parti. La sterilità così comune fra le donne che appartengono alle classi elevate, è quasi interamente sconosciuta nelle classi inferiori. Pare che il metodo delicato di vita riscaldi bensì nel sesso femminile il desiderio di godimento, ma indebolisca contemporaneamente la forza generativa». Similmente la pensava il Doubleday. Nel suo lavoro: ‘La legge di popolazione’ (Londra 1846) egli esprime la opinione che la fecondità stia in rapporto inverso colla nutrizione. L’alimentazione copiosa, dic’egli, limita l’aumentarsi della popolazione, mentre all’incontro l’alimentazione scarsa e manchevole eccita e dispone alla fecondità. (…) Indi il Doubleday spiega il supposto fenomeno della diminuzione delle classe ben nutrite e dell’aumento rapido del proletariato. Le piante in terreno troppo grasso non danno frutti, e gli animali ingrassati non sono prolifici. Ei porta ad esempio il decremento della popolazione inglese nel XV e XVI secolo, che dev’essere stato cagionato dall’eccesso di forte nutrizione che allora godevano i lavoratori. A siffatta opinione s’accostò il Fourier, che prescrisse quattro mezzi al fine di preservare il ‘falanstero’ della sopra-popolazione, il ‘costume fanerogamo’, l’ ‘esercizio integrale’, la ‘forza delle donne’ e il ‘regime gastrofisico’. Il buon nutrimento è contrario alla fecondità, e le donne devono essere fisicamente robuste, perché le deboli sono quelle che producono il maggior numero di figli. Anche Carlo Marx mostra d’essere seguace di questa teoria che egli professa però soltanto nella prefazione. «In realtà non solo il numero delle nascite e delle morti ma anche la quantità assoluta delle famiglie sta in rapporto inverso colla quantità dei mezzi di sussistenza di cui possono disporre le varie classi lavoratrici. Questa legge della società capitalistica non avrebbe senso fra i selvaggi e anche fra le colonie civilizzate. E nella nota egli cita Laing: «Se il mondo si trovasse in condizione agiata, esso diverrebbe ben tosto spopolato» (1). Non si può dissimulare che dove domina la povertà l’aumento della popolazione è assai grande” (pag 212-215) [Karl Kautsky. ‘Socialismo e malthusianismo. L’influenza dell’aumento della popolazione sul progresso sociale’, Fratelli Dumolard, Milano, 1884] [(1) Marx, ‘Il Capitale’, pag 669]